Appello di medici per aiuti medici a Kobanê

Anche se nei nostri media non se ne parla più molto, la battaglia continua ad infuriare a Kobanê, la città curda posta a 5 chilometri dal confine turco e che da mesi è assediata dalle truppe islamiste del cosiddetto Califfato. Nelle ultime settimane i combattenti curdi hanno riconquistato buona parte della città, che però è oramai quasi totalmente distrutta. Una gran parte della popolazione civile è fuggita e vive in campi profughi molto provvisori nella zona curda della Turchia.

Al di là di tutte le dichiarazioni roboanti di molti governi e dei bombardamenti, che poco possono cambiare, i combattenti curdi sono gli unici che si stanno opponendo alle spietate truppe dell’ISIS, essendo riusciti tra l’altro anche a liberare le migliaia di donne e bambini che si erano rifugiati, per sfuggire a massacri indiscriminati, sul Monte Sinjar.

I bisogni medici e sanitari di questi combattenti, ma soprattutto della popolazione civile, sono enormi, anche perché in quelle zone sta imperversando un inverno gelido. Diverse organizzazioni mediche stanno perciò coordinando un piano di aiuti, anche in collaborazione con una serie di medici curdi, che fanno la spola tra l’Europa e le zone del conflitto.

Con il coordinamento del ForumAlternativo, che in dicembre aveva organizzato una serata sull’esperienza democratica della Rojava, una quindicina di medici ticinesi lanciano ora un appello per la raccolta di fondi, con cui comperare medicine e attrezzature sanitarie per i curdi di Kobane. Il primo firmatario e coordinatore dell’azione di aiuto è il Dottor Franco Cavalli.

Versamenti possono essere fatti al seguente conto corrente postale: 69-669125-1, con l’indicazione "KOBANÊ" come motivo del versamento.

Contro ISIS non bastano le parole

Appello per un aiuto concreto ai combattenti curdi


La situazione in Medio Oriente diventa sempre più incandescente. La tragedia irrisolta del popolo palestinese e gli atti terroristici di ISIS sono le due facce della stessa drammatica medaglia. Il cosiddetto Califfato, che si estende oramai su una buona parte del territorio iracheno e siriano, non è nato dal nulla. A farlo nascere e crescere hanno contribuito da una parte gli aiuti economici forniti dalle monarchie teocratiche e dittatoriali del Golfo, dall’altra 40 anni di politica neocoloniale delle potenze occidentali, che hanno stroncato ogni tentativo di riforme democratiche e soprattutto le scriteriate invasioni dell’Iraq con il loro corollario di all’incirca un milione di morti. È quindi totalmente insensato sperare che la situazione possa ora migliorare grazie ai soli bombardamenti dell’aviazione americana. Chi sul terreno si sta soprattutto opponendo armi alla mano agli scatenati miliziani islamisti sono i combattenti curdi, uomini e donne. Sono stati loro a liberare le migliaia di Yazidi, soprattutto donne e bambini, che per sfuggire alle inaudite violenze delle truppe del Califfato che si erano rifugiate sui pendii del Monte Sinjar. Sono loro che oramai da mesi stanno resistendo a Kobanê, la grande città curda posta a 5 chilometri dal confine turco, in territorio siriano. In questo territorio della Rojava le forze politiche curde stanno da diverso tempo sviluppando un’esperienze di democrazia partecipativa, che, almeno nei principi, ha parecchio a che vedere con la nostra democrazia diretta. Kobanê, città di 200'000 abitanti, è oramai quasi completamente distrutta: i combattenti curdi l’hanno ora in gran parte riconquistata, tanto che alcune delle tantissime famiglie che si erano rifugiate in Turchia stanno ora cominciando a tornare. Ma i bisogni umanitari e quelli per la ricostruzione sono enormi, anche perché gli scontri armati con gli islamisti di ISIS, che non hanno ancora rinunciato a conquistare questo importante caposaldo, continuano giornalmente. Diverse organizzazioni hanno quindi lanciato in questi giorni un appello per la raccolta di fondi al fine di poter comperare e fornire medicamenti e strumenti sanitari di prima urgenza alla popolazione e ai combattenti di Kobane. Queste organizzazioni ed anche alcuni dei sottoscritti sono in contatto diretto con medici curdi, che fanno la spola tra le zone dei combattimenti, il confine turco e alcuni paesi europei. I sottoscritti medici lanciano quindi un appello alla popolazione ticinese affinché ci aiuti a fornire questi aiuti sanitari assolutamente necessari ed urgenti. Con i colleghi delle altre organizzazioni garantiremo che i fondi raccolti verranno utilizzati solo per questo scopo.

Primi firmatari:

Franco Cavalli, Ascona

Barazzoni Fabrizio, Bellinzona

Carobbio Marina, Lumino

Ghielmini Michele, Sorengo

Lepori Mattia, Bellinzona

Malacrida Roberto, Bellinzona

Mombelli Giorgio, Locarno

Noseda Giorgio, Morbio Inferiore

Pagani Olivia, Chiasso

Quadri Franco, Bellinzona

Savary Beppe, Russo

Togni Pier Luigi, Bellinzona

Zucca Emanuele, Lodrino