Quei salari da fame per troppa avidità

Questa lettera è destinata ai responsabili del degrado, in atto da tempo, delle condizioni di lavoro e di vita nel nostro Cantone: della disoccupazione giovanile, del precariato, dei bassi salari; del peggioramento del servizio pubblico, del tentativo di privatizzare gli ospedali pubblici oppure l’azienda elettrica cantonale; dell’aumento dei premi delle casse malati o della diminuzione dei contributi per i figli. Era quindi destinata, in un primo tempo, alle associazioni padronali, le principali responsabili di questa situazione, direttamente o indirettamente: attraverso le pressioni sulla politica; per le menzogne utilizzate su grande scala in occasione di votazioni federali o cantonali, l’ultima in ordine di tempo quella sulla cassa malati unica.

Poi non mi è sembrato giusto escludere dai destinatari l'ampia schiera dei mercenari: consiglieri di Stato, deputati al Gran Consiglio, sindaci, municipali, politici in generale. E anche un po' di giornalisti, compresa una parte non esigua di quelli della Rsi. Le responsabilità sono diverse: ci sono gli attori principali, che potremmo chiamare i rapaci, ossia quelli che guadagnano direttamente versando, per esempio, stipendi da 2500 franchi a impiegate super-qualificate; e ci sono i mercenari, ossia coloro che sperano di trarre profitto in un qualche modo grazie alla loro complicità. Tra questi troviamo i politici di molti partiti che fanno a gara a proporre ridicole, insignificanti ed inutili misure. L'aumento del numero dei frontalieri nel nostro cantone, ad esempio, è dovuto esclusivamente alla libera circolazione selvaggia della manodopera, ossia alla possibilità per un datore di lavoro di sostituire un lavoratore residente con un non residente, senza nessuna particolare condizione in tutti i settori privi di contratti collettivi di lavoro. Non è l'aumento delle tasse ai frontalieri, sbandierato per mesi ai quattro venti, che potrebbe risolvere questo problema.
Perché mai questa lettera, ora? Perché da qualche anno le decisioni del mondo padronale e dei suoi complici sono caratterizzate da una grande avidità. I risultati sono noti a tutti: mentre c'è chi si arricchisce, un numero rilevante e crescente di cittadini vive situazioni difficili. Il fenomeno non è limitato alle inutili e dannose aziende delle zone di frontiera, divoratrici di territorio e generatrici di traffico. Troviamo salari decisamente bassi presso grandi e prestigiosi studi di avvocati e fiduciarie, settori importanti per la nostra economia, floridi e lucrosi. Troviamo  abusi perfino in settori in cui vi sono contratti collettivi di lavoro (edilizia, metallurgia). Capita che lavoratrici e lavoratori, per non perdere il posto di lavoro, siano costretti a sottoscrivere ricevute di stipendi superiori a quelli realmente percepiti. Vere e proprie truffe, da codice penale. Sempre più sovente assistiamo alla rimessa in discussione degli stessi contratti collettivi: edilizia, scalpellini, aiuto domiciliare, come se disporre di regole minime, garantire salari adeguati e rispettare la dignità di chi lavora fosse un lusso, una cosa vecchia e desueta. Ad aggravare la situazione abbiamo anche l'aumento della precarizzazione del rapporto di lavoro: molte aziende, anche quelle più o meno pubbliche come le Poste e le Ferrovie, fanno capo ad agenzie di collocamento per una buona percentuale della propria manodopera. Queste persone percepiscono salari bassissimi e non hanno alcun diritto: a volte, solo la sera prima, un dipendente sa se il giorno successivo potrà lavorare e non ha la minima idea di quanto il rapporto di lavoro possa durare. Ciò pone, come è facile immaginare, non pochi problemi tra cui quello che per queste lavoratrici e questi lavoratori è praticamente impossibile pianificare la loro vita sociale e famigliare. Una sorta di aggressiva alienazione.
Mi si dirà che queste cose sono sempre successe. Ed è vero. Sempre ci sono stati abusi e soprusi, datori di lavoro onesti, disonesti e poco onesti. In questi ultimi anni la spirale dei problemi è però aumentata paurosamente, complice la libera circolazione delle persone e le ridicole misure di accompagnamento decise dalle autorità federali. Diverso dal passato è anche l'atteggiamento delle autorità politiche, vere e proprie complici di soprusi di ogni genere. Diverso è anche il ruolo dell'Unione  europea, ormai uno strumento dominato da potenti lobby, interessate solo alla realizzazioni di profitti nel più breve tempo possibile. Proprio l'Unione europea è all'origine di privatizzazioni più o meno mascherate di servizi pubblici: dapprima le poste, le telecomunicazioni e le ferrovie; poi gli ospedali, l'energia, la radiotelevisione, le carceri. Questo modo di fare vanifica qualsiasi possibilità di dialogo tra datori di lavoro e salariati, tra autorità e cittadini, provoca un degrado delle condizioni di lavoro e di vita, distrugge i principi di una comune convivenza ed è un attacco ai più elementari principi democratici.
Sarebbe molto facile, dal profilo tecnico,  risolvere tutti questi problemi. Per le condizioni di lavoro, basterebbe generalizzare in tutti i settori la presenza di buoni contratti collettivi di lavoro, incentivare i controlli e adottare sanzioni dissuasive. In questo modo si metterebbe fine automaticamente ai bassi salari, alla precarizzazione e anche alla sostituzione di manodopera locale con manodopera non residente. I padroni dovrebbero però rinunciare ad una parte almeno della loro avidità, accontentarsi magari di guadagnare molto e non moltissimo. E la politica non dovrebbe essere complice. Poche settimane fa abbiamo purtroppo assistito a un ulteriore squallido spettacolo in Gran Consiglio, dove le truppe condotte da Brivio, Dadò, Bignasca e Pinoja hanno bocciato una proposta tendente ad aumentare il numero degli ispettori per controllare il rispetto dei contratti di lavoro, una proposta moderata, un piccolissimo passo nella buona direzione. Gli esempi in cui i politici si dimostrano complici delle più grandi nefandezze oppure, nei casi migliori dimostrano ignavia, sono numerosi, sia per quanto riguarda il mondo del lavoro, sia per quanto riguarda l'importanza e il valore del servizio pubblico.
Ora stiamo entrando in un periodo pre-elettorale e sentiremo molte promesse. Ma se non ci saranno rapidamente fatti concreti assisteremo ad una crescente conflittualità politica e sociale, dalle conseguenze difficilmente prevedibili.


di Graziano Pestoni