Lo sciopero è un diritto fondamentale, assoluto e inviolabile

di Graziano Pestoni (tratto dal Quaderno 3)


«I sindacati non fanno gli interessi dei lavoratori». Questa è l’accusa del mondo padronale. Una simile affermazione non meriterebbe nemmeno una risposta poiché se un sindacato è criticato dai padroni, come mi spiegava tanti anni fa un vecchio sindacalista, significa che sta facendo bene il proprio lavoro. Ma da più mesi le associazioni padronali e molti politici stanno predicando su tutti i media i vantaggi del dialogo tra le parti sociali, dialogo messo in difficoltà, secondo loro, da sindacalisti troppo intransigenti.

La pace del lavoro, una caratteristica della Svizzera, avrebbe permesso lo sviluppo economico e sociale del nostro paese, di cui tutti ne avrebbero largamente beneficiato. Ora stiamo attraversando un periodo difficile e quindi tutti devono fare uno sforzo, secondo il principio della simmetria dei sacrifici.

Essi dimenticano però che:
– la ricchezza nazionale prodotta è distribuita in modo sempre più diseguale, come lo dimostrano tutti gli studi, l’ultimo in ordine di tempo è quello di Thomas Piketty; – la metà dei lavoratori e delle lavoratrici non beneficia di nessuna protezione e di nessun diritto sul posto di lavoro, perché i datori di lavoro si oppongono alla stipulazione di contratti collettivi;
– i giovani faticano a trovare posti di lavoro, e quando lo trovano è spesso precario e mal retribuito;
– i lavoratori anziani che hanno perso il posto di lavoro non trovano più nulla;
– da qualche tempo, complice la politica liberista praticata dagli enti pubblici, è in atto la sostituzione di personale residente con lavoratori e lavoratrici non residenti con salari che non consentono di vivere in Ticino.

Le associazioni padronali ignorano anche che molte aziende dimostrano un’avidità senza limiti e non esitano a calpestare la dignità dei loro dipendenti. In caso di difficoltà, ad esempio, un’azienda dovrebbe discutere in modo collettivo con i propri dipendenti, meglio se alla presenza di rappresentanti sindacali. In realtà ai lavoratori spesso viene sottoposto singolarmente un contratto con decurtazioni di stipendio o aumenti di orario di lavoro (non rimunerato) e in caso di rifiuto scatta il licenziamento. Altre volte viene versato uno stipendio inferiore a quello previsto dal contratto di lavoro, Altre volte ancora il contratto e lo stipendio sono a tempo parziale, ma il lavoro effettuato è a tempo pieno.

È contro questo modo di fare che i lavoratori e i sindacati si stanno battendo, in tutti i modi, tentando di generalizzare i contratti collettivi di lavoro, i controlli, le sanzioni, coinvolgendo la politica a livello cantonale e nazionale e, quando tutte le altre possibilità sono fallite, organizzando scioperi. Le associazioni padronali tentano addirittura di dimostrare che lo sciopero sarebbe illegale. Chi conosce il mondo del lavoro e la lotta sindacale sa che otto giorni di sciopero, come quelli alla Exten di Mendrisio, equivalgono ad un’eternità! Otto giorni, giorno e notte, davanti ai cancelli della fabbrica, al freddo, in una tendina di pochi metri quadrati, è un mondo parallelo rispetto a quello dei salotti vellutati in cui vive la classe padronale. I primi a voler concludere la lotta sarebbero i sindacati e i lavoratori interessati. Mantenere l’unità tra gli scioperanti, sostenere gli scettici, rispondere ai timori, non fare errori nei confronti della controparte, assicurare il sostegno dell’opinione pubblica attraverso un’adeguata informazione comporta grande impegno, competenza, determinazione. Anche se lo sciopero è un diritto fondamentale, assoluto e inviolabile, è garantito da convenzioni europee, dalla Costituzione svizzera e da quella ticinese, la sua messa in atto è sempre molto difficile, soprattutto per lavoratori precari. Per i lavoratori e le lavoratrici che osano ribellarsi anche in questo modo ai soprusi, sostenere i loro diritti sindacali, lottare contro licenziamenti abusivi e difendere la loro dignità dovremmo avere molta stima e ammirazione. Invece di inveire contro i sindacati che fanno soltanto il loro dovere, le associazioni padronali dovrebbe rivolgere un appello ai loro membri invitandoli ad intavolare serie e oneste trattative con le organizzazioni dei lavoratori, a rinunciare alla loro cupidigia e alla politica delle imposizioni unilaterali di decisioni inaccettabili. Se le cose non cambieranno i lavora-tori, le lavoratrici e i sindacati saranno ancora costretti a ricorrere a tutti i mezzi di lotta a loro disposizione, sciopero compreso.