di Franco Cavalli
Manuele Bertoli ha già dimostrato come l’iniziativa sugli stranieri che hanno commesso reati e su cui voteremo il prossimo 28 febbraio, sia assolutamente inutile perché esistono già chiare basi legislative per farlo, se il suo scopo fosse veramente quello di far espellere i criminali stranieri. In realtà i fautori dell’iniziativa vogliono tutt’altro, come ampiamente dimostrato dalla loro demagogica propaganda distribuita a suon di milioni a tutti i fuochi della Svizzera.
Con questa iniziativa l’UDC vuole chiaramente aizzare sentimenti xenofobi nella popolazione e creare le basi costituzionali per sottrarre in futuro il nostro Paese ai dettami del diritto internazionale. Per chiarirsi le idee, inviterei le elettrici e gli elettori, invece di leggere questa propaganda stomachevole, a dare un’occhiata al testo dell’iniziativa popolare «Per l’attuazione» su cui appunto voteremo. Sono convinto che la stragrande maggioranza ne resterebbe esterrefatta. Per essere espulsi, tanto per fare qualche esempio, basterebbe difatti essere stato condannato nei dieci anni precedenti ad una pena pecuniaria ed essere poi coinvolto in una rissa. Un’altra ragione di espulsione potrebbe essere anche il cosiddetto abuso di prestazioni sociali: siccome l’iniziativa prevede l’espulsione automatica, che verrebbe sottratta alla valutazione di un giudice, potrebbe risultare difficile non farsi cacciare anche quando il cosiddetto abuso risulti da una dimenticanza. E con gli esempi stupefacenti potrei continuare. E allora chiedo al lettore: ma sarebbero questi i criminali stranieri di cui dobbiamo assolutamente liberarci, per rendere sicuro il nostro Paese?
E allora arriviamo al nocciolo di ciò che vuole veramente l’iniziativa. Questa dice difatti esplicitamente, anche se il lettore frettoloso magari non lo nota, che nel caso degli stranieri non si rispetterà più il diritto internazionale, ciò che farebbe automaticamente della Svizzera un Paese fuorilegge. L’iniziativa inoltre cancella una delle conquiste caratteristiche della modernità, e cioè che l’amministrazione della giustizia è compito dei giudici, ciò che qui viene implicitamente negato attribuendo tutto il potere «al popolo». Negando che ci siano dei limiti al potere popolare, ci si comporta in fondo come i talebani: si potrebbe difatti arrivare, tanto per farmi capire, a legittimare, tramite apposite iniziative, il linciaggio delle adultere o il taglio delle mani ai ladri.
Un ulteriore aspetto disumano dell’iniziativa è che tutto ciò si applicherebbe anche ai cosiddetti secondos, cioè coloro che sono nati e cresciuti qui da noi, che oggi qui studiano e lavorano e che del loro Paese di origine, verso il quale verrebbero automaticamente espulsi, magari non parlano più neanche la lingua. E questo perché, quale unica differenza con tutti noi, non hanno il passaporto rossocrociato. Mi pare fuor di dubbio quindi che si tratti di un’iniziativa barbara e che calpesta alcuni dei diritti umani fondamentali. Per di più, come ampiamente dimostrato dalla Conferenza dei procuratori svizzeri in una loro articolata presa di posizione, se accettata, questa iniziativa impegolerebbe il nostro Paese e la nostra giustizia in una serie infinita di querele legali nazionali ed internazionali, che alla fine ci costerebbero una montagna di milioni. A questo punto mi pare evidente che il 28 febbraio qualsiasi persona di buon senso non possa che votare no.