di Enrico Borelli
L’iniziativa “Prima i nostri”, così denominata per ragioni di marketing politico, è molto subdola in quanto divide i lavoratori e alimenta la loro messa in concorrenza. Se accettata, contribuirà alla diminuzione generale dei salari in questo Cantone. Da diversi anni, un parte del padronato spinge sempre di più sulla messa in concorrenza delle persone, approfittando del fatto che i lavoratori hanno degli statuti diversi. Al contrario, è necessario difendere gli interessi dell’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori: svizzeri, residenti e frontalieri. L’iniziativa finge di difendere gli uni a scapito degli altri, ma saranno invece tutti a pagarne le conseguenze.
Con statuti diversi su base geografica, ma senza dei salari minimi dignitosi, è evidente che un padronato privo di scrupoli preferirà assumere e retribuire coloro che sono più ricattabili. Così facendo si partecipa alla pressione verso il basso dei salari e alla sostituzione della manodopera. Possiamo tutelare i lavoratori solo se garantiamo ad ognuno delle condizioni minime decenti, questo per rendere difficile la minaccia della concorrenza al ribasso.
Poniamo che in un settore possano operare solo cittadini svizzeri da quindici generazioni. Se in questo settore non rafforziamo i contratti collettivi, non li riempiamo di contenuti validi e non abbiamo minimi salariali decenti, possiamo pure assumere solo svizzeri ma guadagneranno salari da fame. Prendiamo il caso del contratto della vendita sottoscritto con il benestare di Vitta: nel 2020 venditrici e venditori saranno retribuiti 3200 franchi lordi a tempo pieno. Difficilmente si vive in Ticino con queste cifre. Ecco il problema. Non a caso i promotori dell’iniziativa sono contro la contrattazione collettiva, sono contro i salari minimi legali, sono contro il rafforzamento della legislazione sul lavoro. Ma solo questo è l’antidoto all’erosione dei salari. In Ticino i salari diminuiscono e aumenta il divario con le retribuzioni del resto della Svizzera. Perché? Perché la legislazione sul lavoro è debole, non esistono dei minimi salariali degni e pochi contratti collettivi riescono a difendere gli interessi dei lavoratori. Da vent’anni, gli ambienti vicini ai fautori dell’iniziativa “Prima i nostri” approfittano di questa situazione e delle paghe da 2000 franchi.
Sbagliando volutamente il bersaglio, l’iniziativa e il suo controprogetto rafforzano l’idea che i responsabili della degenerazione del mondo del lavoro siano i migranti o i frontalieri, quando in realtà i migranti e i frontalieri subiscono questa situazione come la subiscono i residenti, perché c’è un padronato che applica delle politiche aggressive e si oppone al miglioramento della legislazione sul lavoro. Nel rapporto di maggioranza si legge che gli obiettivi dell’iniziativa sono condivisibili e dunque il controprogetto è compatibile con i valori che vengono espressi nell’iniziativa. Rappresentano un cedimento nei confronti delle Destre perché alimentano la divisione nascondendo le responsabilità del padronato e della politica.
Nel clima politico attuale, fatto di xenofobia crescente coltivata in modo chiaro da alcuni partiti, dobbiamo remare controcorrente per il rafforzamento dei diritti di tutti. Non bisogna rincorrere le Destre sul terreno culturale perché loro continuano a imporre le stesse politiche. Bisogna promuovere dei principi diversi: la giustizia sociale, la solidarietà. La Sinistra non deve cedere su questi principi. Dobbiamo dare delle risposte alle paure delle persone, queste risposte non sono la costruzione di muri o la divisione dei lavoratori, ma il miglioramento della legislazione sul lavoro e dei contratti collettivi con dei contenuti che impediscano la concorrenza sulla pelle delle persone.
Senza dei paletti chiari la messa in concorrenza si sviluppa e le Destre vincono perché giocano sulle legittime paure, alimentandole e sabotando qualsiasi tentativo di rafforzare i diritti di chi lavora. La situazione attuale è funzionale agli interessi delle Destre: mantenere una situazione del mercato del lavoro disperata, opporsi al miglioramento delle norme e fare così il gioco di un padronato sempre più spietato.
Al contrario, l’iniziativa “Basta al dumping salariale” offre delle risposte che si muovono nella giusta direzione: rafforzamento dell’ispettorato del lavoro e verifica puntuale di ogni posizione contrattuale. Il controprogetto a quest’iniziativa è preferibile alla situazione attuale ma l’iniziativa è maggiormente efficace. Invece di dividere i lavoratori, rafforziamo dunque la legislazione sul lavoro e i controlli. Inoltre, di fronte a un degrado che si amplifica giorno dopo giorno, è determinante essere presenti come Sindacati sui luoghi di lavoro. Solo così emergono i reati, anche di natura penale, a cui sono sottoposte le persone. Le verifiche promosse unicamente dalle istituzioni da sole non bastano perché spesso i controllori si trovano a esaminare buste paga falsificate. Solo costruendo un legame di fiducia sui luoghi di lavoro si smascherano questi abusi.