Dopo la decisione della maggioranza del Parlamento di aumentare la franchigia minima di cassa malati, riproponiamo l’articolo di Gianfranco Domenighetti, intitolato “Cattive notizie dalla sanità”, pubblicato dal Caffè il 25 settembre scorso quando la proposta era appena stata accettata dal Consiglio degli Stati.
Sottolineature nostre.
“In attesa dei premi 2017 delle Casse malati ecco, quale antipasto, una prima cattiva notizia. Il Consiglio degli Stati ha accettato una mozione che vuol aumentare la franchigia obbligatoria di base, ora di 300 franchi, e adattarla alla crescita dei costi della Lamal. Questo significa che in futuro i cittadini potranno essere chiamati a pagare obbligatoriamente di tasca propria i primi 400, 500 o più franchi di spesa prima che la loro cassa malati inizi a coprire i costi medico-sanitari. Non sorprende che il promotore della mozione, sottoscritta da altri 29 senatori tra cui i due ticinesi, sia membro remunerato, come altri senatori firmatari, del "Gruppo di riflessione" della più importante cassa malati svizzera, il Gruppo Mutuel.
La proposta non fa altro che trasferire parte del finanziamento ora assunto dalle Casse al portafoglio dei pazienti. In pratica sarà chiamata alla cassa tutta la popolazione, ed in particolare gli anziani, visto che mediamente ogni svizzero fa 4 consultazioni mediche all’anno e riceve 7 prescrizioni di farmaci. Ma la mozione cade nel ridicolo e ignora tutte le evidenze scientifiche attualmente disponibili quando afferma che essa intende diminuire i costi "promuovendo la responsabilità dei pazienti" che, visto che dovranno pagare di più di tasca propria, diminuiranno il consumo di prestazioni mediche.
Di regola l’unica vera scelta autonoma del cittadino è quella di consultare un medico quando percepisce un problema psico-fisico soggettivamente non più sopportabile. Varcata la porta del gabinetto medico il consumo di prestazioni medico-sanitarie gli sfuggirà poi completamente poiché è noto che i pazienti non sono in grado di esprimere preferenze di consumo razionali e tecnicamente fondate.
Inoltre si stima che circa il 30% delle prestazioni mediche siano inutili e perfino dannose per il paziente, si sa pure che il reddito dei professionisti dipende dalle prestazioni prescritte ai pazienti, si sa infine che i medici sono in grado di indurre la domanda di prestazioni. Non crediamo che un paziente con un leggero mal di schiena rinunci ad una risonanza magnetica benché si sappia che il 40% delle prestazioni radiologiche sono inappropriate, anzi, l’effetto perverso della proposta sarà invece quello di spingere i pazienti a chiedere al medico di fare più prestazioni per giungere al più presto a consumare tutta la franchigia per poi far pagare le fatture alle casse malati. Il signor Ivo Bischofberger, autore della mozione, ed i cofirmatari dovrebbero sapere che aumentando il prezzo dei funerali non si riducono i tassi di mortalità.”