Lo sfascio delle politiche neoliberiste

Enrico Borelli, segretario Unia - Ticino:

‘Gli scandali? Figli della politica’

Permessi falsi e ditta di sicurezza sono la punta dell’iceberg di un mercato del lavoro fuori controllo ‘Dopo 30 anni di neoliberismo, lo Stato non si assume più le sue responsabilità. E in tale scenario gli abusi si moltiplicano’.

 

«La situazione è deflagrata». Tanto che per il segretario regionale Unia Enrico Borelli e i suo collaboratori quello con la Procura è oramai un appuntamento fisso. «Ci andiamo più volte a settimana per fare il punto su diversi dossier – spiega infatti Borelli alla ‘Regione’ –. E la collaborazione con il Ministero pubblico è proficua». In particolare «grazie al fatto che sia stato istituito, all’interno della sezione della Polizia cantonale denominata Teseu, un gruppo ad hoc per cercare di arginare sulle derive del mercato del lavoro. Una novità – annota il sindacalista – che abbiamo salutato positivamente, ma che mostra come vadano cercate nuove risposte per fronteggiare una situazione sempre più fuori controllo».

 

A testimoniarlo, l’attualità. Dagli scandali ‘permessi falsi’ e ‘Argo 1’ emergono scenari preoccupanti: impiegati sottopagati, maltrattamenti, caporalato, società e contratti di lavoro farlocchi.

 

Questi casi rappresentano la classica punta dell’iceberg. E in fondo sono figli dei cambiamenti intercorsi nel mercato del lavoro e delle politiche degli ultimi trent’anni. Politiche che si sono mosse sempre nel ‘recinto’ del neoliberismo.

 

 Si spieghi meglio...

 

Si prenda il caso Argo 1 (la ditta di sicurezza che ha ricevuto mandati diretti a cinque o sei zeri dal Cantone per la sorveglianza dei centri per richiedenti l’asilo e il cui direttore è attualmente in carcere, ndr). Questa situazione nasce dai processi di esternalizzazione dei servizi dello Stato, il quale non si assume fino in fondo le proprie responsabilità appaltando a terzi la gestione di compiti. Compiti, in questo caso la sorveglianza dei richiedenti l’asilo, che dovrebbero competere all’ente pubblico. In tale contesto di messa in concorrenza brutale, si aprono le porte ad abusi come quelli che si sono riscontrati.

 

E sempre in tale contesto pare talvolta di trovarsi in una giungla di società anonime e società a garanzia limitata.

 

La problematica è stata segnalata a più riprese. Queste società godono di una libertà d’azione preoccupante: se si verifica tutta una serie di iscrizioni al Registro di commercio, si nota che alcune realtà hanno interessi in decine di ambiti diversi. Manca un controllo. Per quanto concerne poi le Sagl, si trovano sempre più spesso società che vengono dall’estero con fini non chiari, sfruttando questa forma giuridica. Ma c’è un altro fatto da denunciare.

 

Quale?

 

La connivenza di studi giuridici e delle fiduciarie ticinesi, che sovente fungono da consulenti e trovano coperture giuridiche a iniziative che lasciano più di un dubbio.

 

 Il ‘quadro clinico’ è preoccupante. Non bastano gli anticorpi presenti nel Paese?

 

Va detto in maniera franca: le misure di accompagnamento alla libera circolazione, così come i provvedimenti messi in atto negli ultimi tempi, risultano inefficaci. La situazione che si vive ogni giorno sul mercato del lavoro è troppo grave per essere affrontata con simili rimedi. Mi aspetto ‘uno scatto’ da parte dell’autorità politica.

 

Borelli, secondo lei la situazione del mercato del lavoro ticinese è grave. Tanto che si aspetta ‘uno scatto’ della politica. Ma in che direzione?

 

Andrebbe istituito un tavolo di lavoro per combattere dumping, precarizzazione, esclusione sociale e via dicendo. E al contempo va ipotizzato un nuovo Stato sociale. Fondamentale poi elaborare una visione di insieme. Non basta, per esempio, chiedere più ispettori, se poi non si interviene sulle dinamiche che reggono il mercato del lavoro. Altrimenti si continueranno ad applicare cerotti su ferite sempre più profonde.

 

Ferite che, a suo dire, nascono dalla politica neoliberista degli ultimi trent’anni. Dov’era la sinistra in questo periodo?

 

Penso che la sinistra abbia perso pericolosamente terreno, abdicando a quelli che sono i suoi compiti fondamentali.

 

Perciò i salariati votano spesso a destra?

 

Sicuramente c’è una responsabilità della sinistra.

 

Sempre in tema di votazioni: i no alla Riforma delle imprese III e alla trasformazione delle Aziende industriali di Mendrisio in Sa indicano che il vento è cambiato? Che i cittadini non vogliono lasciare campo libero al privato?

 

È un po’ presto per affermare che il vento è cambiato. Di certo, questi risultati e queste situazioni vanno seguiti con attenzione: sono segnali politici da cogliere. Prima però sono necessari ulteriori approfondimenti.

 

Ultima domanda: il granconsigliere Giorgio Fonio (Ppd) propone di controllare in che condizioni viene impiegato chi richiede un permesso. Sarebbe un controllo efficace?

 

Ne parleremo settimana prossima con la Commissione parlamentare della legislazione. Si può certamente riflettere su questa iniziativa. Ma ribadisco: tutte queste misure, per quanto interessanti, hanno le armi spuntate se non fanno parte di un cambiamento politico profondo.

 


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