Ticino e Kobane, la scuola che unisce

 

Di F.B

 

Kurdistan - Siria

Il sogno di costruire una scuola a Kobane ha fatto un enorme passo avanti verso la sua realizzazione. Nel mese di gennaio la ministra dell’educazione del Cantone di Kobane e dei rappresentanti dell’autorità comunale hanno siglato un contratto con il comitato ticinese per la ricostruzione di Kobane per l’edificazione della scuola.

Il terreno messo a disposizione dalla municipalità si trova nel quartiere est della città, una zona che ancora non ha potuto beneficiare della lenta ma costante riedificazione della città distrutta dalla guerra. Dopo la liberazione nel gennaio 2015 dalle bande nere del cosiddetto stato islamico, l’80% degli edifici era raso al suolo o seriamente danneggiato. Oggi gran parte della città è stata parzialmente ricostruita grazie alla volontà dei suoi abitanti, seppur i mezzi a disposizione siano scarsi. L’aiuto maggiore, che arrivava dai municipi del Kurdistan turco, oggi non è più possibile. Lungo il vicino confine che separa Kobane dalla Turchia, il presidente turco Erdogan ha dato avvio alla costruzione di un muro, bloccando così il passaggio di ogni tipo di aiuto.

 

Altri aiuti sono arrivati da gruppi spontanei nati in vari paesi europei, solidali con la popolazione di Kobane. Per contro, è mancato il sostegno di paesi terzi o da importanti organizzazioni non governative internazionali.

 

Assume quindi grande importanza la generosità di numerosi ticinesi a favore del progetto scolastico promosso dal comitato cantonale. Circa 40mila i franchi raccolti a sud delle alpi, a cui si sommano i 100mila franchi nel resto del paese, per un importo complessivo di 140mila franchi. Il costo della scuola “chiavi in mano”, ossia comprensivo del mobilio e l’infrastruttura necessaria, è di 200mila franchi. L’importante somma già raccolta ha consentito l’avvio dei lavori a fine febbraio, supervisionati in loco da due architetti del ministero dell’istruzione di Kobane. La speranza dei promotori è di riuscire a raccogliere la somma mancante in corso d'opera con l’obiettivo di consegnare in autunno la scuola ai suoi 400 allievi che potranno usufruirne divisi su due turni.

 

Il progetto scolastico s’inserisce nella ricostruzione del sistema educativo cittadino e regionale sostenuto dalle autorità del Rojava, di cui Kobane è uno dei tre cantoni costitutivi. La scuola non è vista come un’opera caritatevole, ma un contributo attivo a un progetto di cambiamento sociale voluto dagli abitanti della regione.

 

Da qualche anno infatti i diversi popoli che abitano nel Rojava stanno praticando, giorno dopo giorno, una rivoluzione economica, culturale, sociale e politica. Recita la Carta del Contratto Sociale del Rojava: «Noi, popoli delle Regioni autonome, ci uniamo attraverso la Carta in uno spirito di riconciliazione, pluralismo e partecipazione democratica, per garantire a tutti di esercitare la propria libertà di espressione. Costruendo una società libera dall'autoritarismo, dal militarismo, dal centralismo, e dall'intervento delle autorità religiose nella vita pubblica, la Carta riconosce l'integrità territoriale della Siria con l'auspicio di mantenere la pace al suo interno e a livello internazionale».

In quelle terre si sta dunque costruendo un modello di società che potrebbe fungere da esempio globale. Un’alternativa non immaginaria né utopica, poiché prova la sua fattibilità nella quotidiana realizzazione delle idee di autogestione democratica. Contribuendo alla costruzione di una scuola in quelle terre, noi europei potremmo imparare molto.


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