Ri – nazionalizziamo le aziende pubbliche

di Graziano Pestoni

Alla fine dello scorso anno, Syndicom, il sindacato del personale della Posta, propose al Consiglio federale di adottare una moratoria sulla chiusura degli uffici postali. La richiesta era motivata dal fatto che la Posta, per aumentare gli utili, che permettono di ricompensare con lauti bonus i suoi direttori, sta accelerando il processo di chiusure. In Ticino, secondo i criteri che la Posta stessa si è data, fra pochi anni avremmo ancora ….10 uffici postali.

L'USS-Ticino, prendendo spunto da questa importante decisione, propose a sua volta una moratoria generalizzata a tutto il servizio pubblico. Purtroppo, infatti, la Posta non è il solo esempio di smantellamento di servizi pubblici e di degrado degli stessi. Anche la politica svolta dalle FFS, ha affermato l'USS-TI, è nefasta per i cittadini. Ritardi, affollamenti, perdite di coincidenze non sono più eccezioni. L'attenzione non è più rivolta all'utente, allo studente, al pendolare, al viaggiatore. I prezzi sono in continuo aumento. La liberalizzazione ha creato gravi pregiudizi. Il sindacato ritiene pertanto indispensabile attuare una contro-offensiva contro questo smantellamento. Bisogna ripristinare la natura pubblica delle aziende, mettere in primo piano la fornitura del servizio ai cittadini e non il conseguimento di risultati finanziari. Occorre pertanto ri – nazionalizzare le ex regie federali. Le ri – nazionalizzazioni, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono più una novità e sono possibili. Confrontati con i disastri delle privatizzazioni, in diversi Paesi membri dell'Unione europea, si sono attuate le prime ri – nazionalizzazioni. Ecco alcuni esempi: ·

- In Gran Bretagna, Francia, Belgio, Irlanda, Spagna, Olanda, Germania lo Stato, in seguito agli scandali finanziari, ha ripreso il controllo totale o parziale di banche e d’istituti finanziari. ·

- L'Estonia ha ri – nazionalizzato le ferrovie. ·

- In Francia, Ungheria, Italia, Germania, Spagna e Svezia sono stati ri – municipalizzati in molte località i servizi di erogazione dell'acqua potabile. ·

- Il metrò di Londra, in precedenza gestito da un partenariato pubblico-privato, è stato di nuovo affidato alla città. ·

- In Francia, Nizza, Cannes, Saumur e altre città hanno ripreso la responsabilità diretta della gestione dei trasporti locali. ·

- In Finlandia è stata ri - nazionalizzata l'azienda di distribuzione di energia elettrica.

- In Germania sono state ri - municipalizzate aziende di produzione e di distribuzione di energia. ·

- In Finlandia, Gran Bretagna, Francia e Germania la gestione dei rifiuti è stata ripresa da enti pubblici, in precedenza ceduta ai privati.

In diversi Stati si sta quindi prendendo atto, almeno parzialmente, che le privatizzazioni hanno: primo, creato gravi disfunzioni nell'erogazione dei servizi. Secondo, contrariamente a quanto promesso dai gruppi finanziari che si erano appropriati delle aziende pubbliche, sono peggiorate le condizioni di lavoro. Terzo, i costi sono aumentati. Da noi le cose stanno però diversamente. Il Consiglio federale è sempre intenzionato a sottoscrivere i famigerati accordi internazionali sulla liberalizzazione del servizio pubblico (CETA, TTIP, TISA). Il settore sanitario è fortemente minacciato dal nuovo sistema di finanziamento (il forfait per caso), nonché dal finanziamento pubblico delle cliniche private (perfino di quelle a scopo di lucro). Fra poco si dovrà votare sull'iniziativa NO-Billag, che se accolta significherebbe la scomparsa della radiotelevisione pubblica e, in Ticino, di oltre mille posti di lavoro qualificati (tecnici, giornalisti, amministrativi). A Mendrisio, la maggioranza politica voleva trasformare in società anonima la propria azienda elettrica e, in secondo tempo, cederla ai privati.

Una vasta contro – offensiva in favore del servizio pubblico è quindi più che mai necessaria.