Nuovo pacchetto fiscale

da "ticinotoday.ch"

Enrico Borelli:

"è un'emergenza, e il Governo tergiversa"

 

Pacchetto fiscale e sociale: Unia "sale sulle barricate".

Abbiamo intervistato il segretario di Unia Ticino Enrico Borelli, che ci ha spiegato le motivazioni della presa di posizione del sindacato contro la riforma proposta dal Governo lo scorso mese. Se il pacchetto fosse approvato dal Gran Consiglio, ci ha detto Borelli, Unia è pronta al referendum.

 

Enrico Borelli, martedì avete diramato un comunicato stampa in cui assumete una posizione fortemente critica sul pacchetto fiscale e sociale presentato dal Consiglio di Stato. Come mai avete deciso di scendere in campo?

Innanzitutto credo si debba riconoscere che la situazione nel nostro Cantone è una situazione di emergenza sociale. La povertà e l'esclusione sociale stanno crescendo e c'è una forte pressione al ribasso sui salari. Noi riteniamo che in questo tipo di contesto sia del tutto insensato proporre dei nuovi sgravi fiscali. Tanto più che questa non è che la prima di una serie di proposte che andranno a ridurre la pressione fiscale. C'è un evidente correlazione fra le politiche di defiscalizzazione e l'aumento delle disegualianze nella nostra società. Proprio attraverso queste politiche negli ultimi vent'anni queste disegualianze si sono enormemente amplificate.

 

In merito alla parte sociale del pacchetto, voi ritenete che faccia troppo poco, oppure che proprio vada nella direzione sbagliata?

Bisogna parlarsi chiaro. La parte sociale del pacchetto è uno specchietto per le allodole. Le misure sono state inserite unicamente per aumentare le possibilità di ottenere una maggioranza a favore di questo pacchetto. Per fare questo il Consiglio di Stato ha inserito una sorta di "clausola ghigliottina": il pacchetto deve essere approvato nella sua totalità, o nessuna misura entrerà in vigore. Noi riteniamo che il pacchetto debba essere respinto e che la parte fiscale e sociale vadano disgiunte. L'attuale modalità costituisce un ricatto nei confronti del Gran Consiglio e, qualora ci fosse un referendum, nei confronti del popolo. Sorgono inoltre anche dei dubbi di natura giuridica sulla validità del pacchetto, alla luce della sentenza del Tribunale federale riguardante un analogo caso nel Canton Neuchâtel.

 

Dunque a livello sociale quali sono le misure secondo voi più urgenti da applicare? La misura più urgente è quella dell'introduzione di un salario minimo, compatibile con il quadro legale, che possa rompere il circolo vizioso dell'esclusione e della povertà. Al posto di tergiversare il Governo dovrebbe presentare un pacchetto che non sia all'acqua di rose. L'introduzione di un salario minimo che aumenti la massa salariale oltretutto renderebbe superflue le misure sociali previste dal pacchetto. Ci sembra però che questo Governo non sia intenzionato a procedere in questa direzione, e il tempo stringe.

 

Qualora il Gran Consiglio approvasse il pacchetto voi siete pronti a lanciare un referendum, o eventualmente ricorrere sulla base della sentenza del Tribunale federale sul caso di Neuchâtel?

Stiamo valutando tutte le opzioni. Ci siamo già incontrati con tutte le forze politiche e sindacali interessate. È chiaro però che faremo di tutto, con ogni mezzo, per contrastare questa proposta, qualora fosse avallata dal Gran Consiglio. La nostra intenzione è quella di un approccio unitario su questa vertenza. Bisogna costruire un blocco per opporci a questa politica che va solo a beneficio dei più facoltosi. Abbiamo un Governo che di fronte alle misure riguardanti il mercato del lavoro "balbetta" e ora in materia fiscale fa ancora peggio.