Non smantelliamo la RadioTelevisione Pubblica

di Enrico Borelli

 

Come ogni progetto di smantellamento di un servizio pubblico, anche l'iniziativa No Billag, in votazione il 4 marzo prossimo, mira a fare gli interessi di pochi imprenditori e investitori privati a scapito dei cittadini comuni, soprattutto dei più fragili e delle minoranze.

La prevista abolizione del canone radiotelevisivo a partire dal 2019 non farebbe risparmiare nemmeno un franco al lavoratore o al pensionato che fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Anzi, oltre che a ritrovarsi con un'offerta radiofonica e televisiva sicuramente più povera, meno pluralista e totalmente disinteressata ai bisogni delle minoranze linguistiche, culturali e sociali, si ritroverebbe a pagare addirittura di più per poterne usufruire.

Il modello proposto dai fautori di No Billag è infatti quello della televisione a pagamento (la cosiddetta pay-tv), che riduce l'informazione e la cultura a merce che ogni consumatore può decidere di acquistare o meno. Ovviamente al prezzo e alle condizioni stabilite dagli attori privati: grandi gruppi editoriali interessati essenzialmente al mercato pubblicitario e non certo ai bisogni dei cittadini.

Si tratta di un'impostazione figlia del neoliberismo più sfrenato, i cui interpreti vorrebbero estendere anche ad altri settori, come quelli della sanità o dell'educazione: se vuoi farti curare, cerca il migliore ospedale e paga, se vuoi una formazione per i tuoi figli cerca una scuola di qualità e paga.

È questo il modello di società a cui un'eventuale accettazione dell'iniziativa No Billag spianerebbe la strada.

 

Di qui il mio appello alle lavoratrici e ai lavoratori di questo paese a non lasciarsi ingannare dalle argomentazioni fuorvianti dei fautori dell'abolizione del canone, perché dopo il 4 marzo, in caso di un sì, vi sarebbe tutt'altro che “libertà di scelta”, soprattutto per la minoranza italofona.

Come sindacalista che opera su un terreno difficile come quello ticinese, tengo infine a sottolineare l'importanza del servizio pubblico radiotelevisivo, che non di rado nel nostro cantone contribuisce, con inchieste giornalistiche di qualità, a fotografare la disastrata realtà dell'attuale mercato del lavoro e a smascherare il malaffare, contribuendo in modo determinante ad una presa di coscienza collettiva sui problemi cui quotidianamente sono confrontate le lavoratrici e i lavoratori.