Salario minimo: la triste proposta del Consiglio di Stato

di ForumAlternativo

 

Lo scorso 8 novembre il Consiglio di Stato ha approvato il messaggio relativo alla nuova Legge sul salario minimo. Una giornata molto triste per i salariati e la popolazione di questo cantone.

Un paio di giorni dopo la seduta parlamentare dove i Consiglieri di Stato sprofondavano nei loro appunti ripetuti nervosamente cercando di dare risposte agli interrogativi sullo scandalo Argo1, ecco servita un’altra vergogna: la proposta governativa per l’applicazione dell’iniziativa dei Verdi «Salviamo il lavoro in Ticino».

 

Il Governo propone una forchetta tra i 18.75 e i 19.25 franchi all’ora. Gli iniziativisti e i Sindacati chiedevano non meno di 21 franchi come era possibile fare alla luce della sentenza del Tribunale federale sul caso del Canton Neuchâtel. Si trattava di una valutazione prudente e legittima, che coniugava i parametri stabiliti dal Tribunale federale con gli stretti margini di manovra cantonali in materia salariale.

 

Per noi un salario dignitoso per poter vivere in Ticino corrisponde ad almeno 4000 franchi mensili. Un’applicazione seria dell’iniziativa dei Verdi poteva costituire un primo passo, una misura di politica sociale. Invece il Governo ticinese ha voluto optare per una versione minimalista e pericolosa, scegliendo così di promuovere salari addirittura inferiori ai minimi delle prestazioni complementari dell’AVS/AI. Questo porterà a un ulteriore livellamento verso il basso dei salari. Di fatto si sdoganano stipendi da circa 3'000 franchi al mese. Così facendo si svilisce il valore del lavoro e si lede la dignità delle persone. Continuerà dunque ad ampliarsi la distanza tra i salari ticinesi e quelli del resto della Svizzera.

 

Il Governo si mostra ancora una volta scollegato dalla realtà. Incapace di vedere l’emergenza sociale che si traduce nella crescita del numero di persone in assistenza e a rischio di povertà. Continueremo ad avere un’economia a rimorchio dello Stato, un’economia sussidiata. Con gli stipendi indicati dal Consiglio di Stato non si vive e non si sopravvive. Le aziende potranno proseguire a scaricare le conseguenze dei bassi salari sulla collettività, visto che lo Stato è chiamato a intervenire erogando prestazioni sociali alle persone che con queste paghe fanno la fame. Il messaggio sulla Legge sul salario minimo ha smascherato questo Governo.

 

Un Governo allo sbando. Un Governo arroccato nella sua torre d’avorio.

 

Nella proposta del Consiglio di Stato è presente anche il discorso sul rafforzamento del partenariato sociale tramite l’Ufficio di conciliazione. Inoltre, all’introduzione dell’obbligo dei livelli salariali minimi sono esclusi i settori dove sono in vigore dei contratti collettivi. Sappiamo che purtroppo esistono contratti collettivi con salari indecorosi e così facendo lo Stato li ratifica. Si intravvede il pericolo di questa impostazione: il presunto rafforzamento del partenariato sociale potrebbe significare riprodurre quanto si è verificato nel caso del contratto collettivo della vendita, dove organizzazioni «sindacali» assolutamente non rappresentative pesavano nelle decisioni quanto quelle realmente rappresentative.

Questo è successo nella vendita per avere la maggioranza e tagliare fuori chi, come Unia, chiedeva livelli retributivi dignitosi per poter vivere in Ticino. C’è dunque il rischio che la volontà di potenziare l’Ufficio di conciliazione per arrivare a dei CCL si concretizzi nella possibilità di «sollecitare» quei sindacati disponibili a sottoscrivere CCL con retribuzioni ancora più basse di quelle proposte dal Governo.

 

Davvero una giornata triste. Nella quale sono giunte anche le voci del padronato a sottolineare che qualsiasi aumento dei livelli salariali significa favorire i frontalieri. Un padronato interessato unicamente a mantenere la situazione attuale. Se in alcuni settori esiste un’esplosione di assunzioni di frontalieri è proprio perché non esistono dei paletti alle retribuzioni. Questo conduce un numero crescente di datori di lavoro a ragionare unicamente in termini di bassi salari.

 

Se si aumentano le paghe si rendono disponibili impieghi e settori anche alla popolazione residente che ora è esclusa perché con certi livelli di stipendi non può sopravvivere.

Noi siamo determinati a combattere la spirale perversa che porta sempre più povertà ed esclusione sociale.

 

 

Quaderno13 / 7 dicembre 2017