di Graziano Pestoni
Questa riforma ignorava totalmente la struttura del sistema pensionistico svizzero.
Essa tentava di mettere tanti e inutili cerotti al secondo pilastro, ben sapendo che lo stesso ha difficoltà insormontabili, invece di potenziare l’AVS, un pilastro solido, efficace e particolarmente moderno, anche se è nato nel 1947!
La metà del movimento sindacale, la sera del 24 settembre, ha festeggiato la bocciatura del progetto di riforma delle pensioni (AVS e secondo pilastro), confezionata dal Consigliere federale Alain Berset e sostenuta da un’altra metà del movimento sindacale. Come si ricorderà, infatti, UNIA nella sua Assemblea dei delegati, aveva accolto il pacchetto con soli 55 voti contro 47, mentre la VPOD lo aveva accolto con 21 voti contro 19.
Questa divisione, molto rara nel movimento sindacale, avrebbe dovuto comportare una certa prudenza, come pure al rispetto delle diverse opinioni. Così non è stato. La direzione dell’USS, con un po’ di arroganza e malgrado i molteplici dubbi, ha sostenuto il progetto con il massimo delle energie possibili.
Questa riforma, è ancora utile ricordarlo, avrebbe comportato una diminuzione del 12% delle rendite delle casse pensioni, aumentato l’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni, aumentata nelle casse pensioni l’età per accedere al pensionamento anticipato da 60 a 62 anni e aumentato l’IVA dello 0.3%. In contropartita le rendite AVS per i nuovi pensionati sarebbero state aumentate di franchi 70 al mese e sarebbero stati introdotti alcuni miglioramenti per i disoccupati e per i lavoratori a tempo parziale. Una riforma squilibrata, fortunatamente bocciata dalla maggioranza dei cittadini.
Va pure detto che la campagna ha contribuito a creare confusione. Si è voluto far credere, ad esempio e contrariamente a quanto si affermava non più tardi di un anno fa, che l’AVS è alla vigilia del fallimento.
La strada corretta era quella su cui si è votato lo scorso anno, l’iniziativa AVSplus, lanciata dal sindacato, che chiedeva un aumento delle rendite per tutti del 10%.
Un primo fondamentale e importante passo verso la prevalenza dell’AVS, fondata sul sistema della ripartizione, rispetto alla casse pensioni, fondate sulla capitalizzazione.
Se fosse stata sostenuta con maggiore convinzione e con mezzi simili a quelli messi in atto in questa occasione magari avrebbe avuto più chances di essere accolta.
Non va scordato che Alain Berset, il padre di questa brutta riforma, un anno fa ha combattuto AVSplus.
Quaderno13 / 7 dicembre 2017