Germania: addio Martin, non ci mancherai!

di Red

 

Alcuni giorni fa, un affranto Martin Schulz ha annunciato che non occuperà alcun ministero nel prossimo governo di coalizione con la CDU di Angela Merkel. Temendo che il voto della base della SPD, chiamata a decidere se accettare o meno la rinnovata Grosse Koalition, possa essere condizionato dalla sua persona, Schulz ha preferito farsi da parte.

 

Non solo non sarà il prossimo ministro degli esteri, come prevedevano le voci di corridoio, ma non sarà più neanche il leader della socialdemocrazia tedesca.

Ed era anche ora, verrebbe da dire.

 

A succedergli sarà Andrea Nahles, prima donna a ricoprire questa carica. Riuscirà quest’ultima a ridare credibilità a una SPD uscita devastata dalle ultime elezioni federali? Difficile a credersi. Il suo arrivo è stato immediatamente presentato come una svolta, cosa che per altro era già avvenuta con l’elezione di Schulz alla presidenza del partito, ma contrariamente a quanto vuol far credere la propaganda della direzione della SPD, le prese di posizione passate della Nahles la piazzano in perfetta continuità con le politiche liberali portate avanti dal partito negli ultimi vent’anni.

 

È inoltre difficile immaginare che qualcuno possa risollevare la SPD dal danno d’immagine arrecatole dallo stesso Schulz. Il suo tradimento sulla questione della “GroKo” è stato troppo spettacolare: dopo aver incentrato la sua campagna sulla promessa di non governare mai più con il centro-destra, a bocce ferme il buon Martin non ha esitato un istante a lanciarsi in un nuovo inciucio con la Merkel. Noi di certo non ce lo scorderemo, e probabilmente neanche gli elettori tedeschi.

 

Non è quindi un caso se gli ultimi sondaggi, come quello pubblicato nei giorni scorsi dalla Bild, danno la SPD in caduta libera, terza addirittura dietro i populisti xenofobi dell’AfD, ormai secondo partito di Germania (e, grazia alla GroKo, principale partito d’opposizione del parlamento federale). La socialdemocrazia tedesca non ha imparato nulla da quanto avvenuto negli ultimi anni in Europa. Non basta cercare di rifarsi una verginità scimmiottando gli slogan di chi, come il Labour di Corbyn, riscuote un certo successo. Sono le politiche a dover cambiare. Speriamo che alle nostre latitudini qualcuno tiri le dovute conclusioni dal dramma tedesco…