Allarme giovani in assistenza: la politica ora deve agire!

SISA

 

Abbiamo preso atto con rammarico, ma senza particolare stupore, dei risultati dello studio pubblicato oggi dal DECS relativo alla situazione dei giovani al beneficio dell’assistenza o di altre prestazioni sociali.

I dati emersi dal rapporto confermano infatti quanto da noi più volte denunciato da numerosi anni a questa parte, ossia che l’origine sociale costituisce ancora un fattore di grave e intollerabile discriminazione per quanto concerne le opportunità scolastiche e professionali dei giovani ticinesi.

 

Benché l’élite politico-economica nostrana continui a riempirsi la bocca di proclami sul valore del “merito” e dell’“impegno”, appare evidente come la società tenda a riprodurre le importanti disuguaglianze sociali che la caratterizzano: secondo lo studio infatti, “tra i beneficiari di prestazioni e di assistenza risultano sovrarappresentati i giovani non svizzeri e chi proviene da famiglie di statuto socioeconomico basso e medio”. La stessa scuola pubblica concorre a segregare sul fondo della piramide sociale coloro che hanno la semplice colpa di non essere nati figli di avvocati o medici: tra i beneficiari di prestazioni sociali vi è una “chiara sovrarappresentazione di chi ha frequentato i corsi base e la differenziazione curricolare in matematica e tedesco”, così come una seria difficoltà nel proseguimento degli studi e nell’inserimento professionale (il 55% dei giovani considerati non ha ancor oggi un titolo di studio superiore alla licenza di scuola media, mentre quasi nessuno è riuscito ad concludere una carriera liceale e poi accademica).

 

L’emergenza è ormai divenuta troppo grave perché la politica possa continuare a chiudere gli occhi: tra il 2009 e il 2015 il numero di persone tra i 18 e i 25 anni che fruivano di aiuti sociali è raddoppiato (!), attestandosi a quasi 1'200 beneficiari. Per questa ragione il SISA esorta Governo e Parlamento ad adoperarsi per mettere in campo tutti gli strumenti necessari a garantire un futuro anche a quei giovani più in difficoltà sul piano economico, sociale e familiare. In particolare rivendichiamo:

 

  • Un rafforzamento dei servizi scolastici e parascolastici che possano garantire pari opportunità d’istruzione a tutte le allievi e a tutti gli allievi (doposcuola, lezioni di recupero gratuite, docenti di sostegno, borse di studio, ecc.), così come l’abolizione del sistema segregativo dei livelli A e B nella scuola media;
  • Una migliore strategia di prevenzione dell’abbandono scolastico, valutando l’estensione dell’obbligo scolastico fino al conseguimento di un titolo di studio del secondario II (formazione professionale o media superiore);
  • Una riforma del sistema di aiuti sociali che sopprima quei vincoli che impongono una riqualifica strettamente professionalizzante e che escludono numerosi giovani volenterosi da ogni percorso formativo superiore economicamente e socialmente valorizzante;
  • Un aumento dei posti di apprendistato all’interno dello Stato e del para-Stato, da attribuire prioritariamente ai giovani beneficiari di prestazioni sociali in particolare difficoltà nel proprio inserimento professionale;
  • Una maggiore attenzione alle problematiche dei giovani in assistenza, prendendo in considerazione gli spunti formulati al termine del rapporto (la messa a disposizione di alloggi prossimi ai posti di lavoro e alle scuole superiori per mitigare le conseguenze di frequenti cambi di domicilio; un passaggio meno brusco verso l’universo assistenziale degli adulti in modo da prevenire umiliazione e scoraggiamento; ecc.).