"Prima i Nostri": l’UDC e il ritorno all’Ottocento

di ForumAlternativo

 

Com’era prevedibile “prima i nostri” ha creato tanto rumore per finire poi affossata in quanto irricevibile giuridicamente. Ma questo, a nostro parere, non è l’aspetto più importante dell’intera vicenda.

Il senso dell’iniziativa è sempre stato quello di spostare l’attenzione, gettando fumo negli occhi, facendo credere che i responsabili della miseria salariale e del precariato ticinese sono da cercare tra chi lavora ma ha un passaporto diverso.

 

Dividere i lavoratori per far dimenticare altre questioni. Per evitare di parlare dei livelli degli stipendi in Ticino e continuare indisturbati a sabotare i contenuti dei contratti collettivi e le timide proposte di sanzioni verso chi sfrutta le persone.

 

“Prima i nostri” serve per dimenticare che nei settori professionali dove ora operano essenzialmente frontalieri spesso si applicano paghe inaccettabili per i residenti, retribuzioni che rendono impossibile vivere in Ticino. Applicando in questi settori dei salari minimi decenti li si renderebbe disponibili anche ai lavoratori che risiedono in Ticino. Ma a un certo tipo di padronato conviene mantenere un esercito di riserva di sottopagati da utilizzare per spingere verso il basso i salari di tutti, residenti e frontalieri.

Questo l’UDC non lo dirà mai perché i suoi rappresentanti figurano spesso tra chi detiene il potere economico e i margini di profitto. L’UDC sostiene l’idea di una sezione del lavoro presso il Ministero pubblico per combattere i reati dilaganti nel mondo del lavoro? Non una parola. Il marketing in stile “prima i nostri” è utile per nascondere molte vicende.

 

Qualche settimana fa l’UDC a livello nazionale ha attaccato violentemente le deboli misure di accompagnamento, le deboli protezioni dei lavoratori esistenti in Svizzera. Preferirebbero nessuna protezione. Dalla famiglia Blocher sono state fatte dichiarazioni vergognose, facendo capire come si stava bene quando il padronato poteva decidere da solo le condizioni di lavoro, senza contratti collettivi, senza regole, senza controlli e senza rappresentanti dei lavoratori. Come nell’Ottocento.