di Federico Franchini e Francesco Bonsaver
Delle voci non verificate diventano delle notizie strumentali alla propaganda politica. L’esempio arriva della perdita di 37 posti di lavoro alla Du Pont-Pioneer di Manno: il trasferimento a Ginevra per motivi di ristrutturazione interna dopo una fusione tra due colossi mondiali diventa lo spunto per dei politici per fare campagna a favore della riforma fiscale in votazione in Ticino il 29 aprile.
Lo scorso 22 febbraio, la DuPont-Pioneer comunica la chiusura della sua sede di Manno. A farne le spese, 37 persone che perderanno il posto di lavoro. «DuPont Pioneer se ne va per motivi fiscali» titola il sito online del Corriere del Ticino. Sulla stessa linea altri media locali. A sostenere la tesi della fiscalità è Giorgio Rossi, il sindaco Ppd di Manno, che dice di aver raccolto la confessione del direttore della filiale: «Il Ceo dell’azienda mi ha confermato che il principale motivo del trasferimento è dovuto a ragioni fiscali». Poco dopo interviene un secondo esponente Ppd, Marco Passalia, in veste di vicepresidente della Camera di commercio cantonale: «Bisogna assolutamente abbassare l’aliquota sull’utile delle imprese, altrimenti il caso Pioneer rischia di non essere un caso isolato». Più prudente la dichiarazione del Consigliere di stato Christian Vitta: «Ogni partenza e arrivo ha una sua storia particolare, non si può generalizzare». Incalzato dal giornalista della televisione del gruppo del Corriere, Vitta comunque non perde l’occasione per promuovere la riforma fiscale che sarà in votazione popolare a fine aprile.
Il giorno successivo, rincara la dose Fabio Regazzi, consigliere nazionale Ppd e presidente dell’Associazione degli industriali ticinesi. Il portale Ticinonews (gruppo Corriere del Ticino) riprende quanto Regazzi scrive sui social: «Commento di Unia: “La situazione è ben più grave e difficile di quanto si voglia far credere”. Giusto! Ma allora perché Unia sostiene il referendum sulla riforma fiscale con la quale si intende rendere un po’ più competitivo il nostro Cantone? Valli a capire questi sindacalisti...».
Facciamo il punto, tornando alle origini della presunta notizia. La fiscalità è il motivo principale del trasferimento da Manno a Ginevra della DuPont, come sostengono il sindaco e altri politici? Oppure si tratta di una strumentalizzazione politica in vista del voto cantonale del 29 aprile sulla riforma fiscale? Lo chiediamo ai diretti interessati. Jòzsef Màté, communication manager dell’azienda di Manno, smentisce il fatto che la ragione principale della partenza sia di ordine fiscale: «Si tratta di una scelta strategica dovuta alla riorganizzazione del gruppo in seguito alla fusione tra DuPont e Dow Chemical». A questo punto scriviamo a Paolo Barbieri, il Direttore generale della Regione Europa di DuPont-Pioneer, colui che stando al sindaco di Manno Giorgio Rossi avrebbe detto che il motivo principale della partenza è la fiscalità. Ci ricontatta Jòzsef Màté il quale precisa: «Il Signor Barbieri non ha mai incontrato il sindaco di Manno. Probabilmente si riferisce all’incontro tra Claudio Nocchi, Finance Manager e il sindaco». La ditta dunque smentisce che il Ceo abbia fatto delle confidenze al sindaco Rossi e, soprattutto, che la loro partenza sia dovuta principalmente a motivi fiscali. Affermazione questa sostenuta dal medesimo sindaco Rossi, ripresa dai media e data per buona da alcuni politici. Il responsabile della comunicazione della DuPont, Màté ribadisce il concetto: «La fiscalità è certamente elemento di cui teniamo conto ma la ragione principale è dovuta alla nuova strategia messa in atto dal gruppo al fine di creare una sede unica ed unificata della nostra azienda per la regione Europa, Medioriente e Africa».
La versione della ditta è decisamente più credibile e logica di quanto sostenga il sindaco di Manno. La DowDuPont, il colosso nato dalla recente fusione tra la stessa DuPont e la Dow Chemical, in Svizzera conta tre sedi: Horgen (Zh), Ginevra e Manno. Proprio in seguito alla fusione, il gruppo ha deciso di insediare a Ginevra il quartier generale della nuova divisione agrochimica che dal 2019, con il nome di Corteva Agriscience, diventerà un’impresa a sé. Già da gennaio 2018, la sede della divisione agro di Dow, basata a Horgen, è stata trasferita dal Canton Zurigo al fiscalmente meno attrattivo Canton Ginevra. Lo stesso discorso vale per la sede di Manno: la DuPont-Pioneer sparirà e sarà concentrata nel quartier generale di Grand Saconnex, a due passi dall’aeroporto internazionale di Cointrin.
Semmai fosse esistito un dubbio su dove concentrare il quartier generale, la partita se la sarebbero giocata Horgen (dove Dow impiega 700 persone) e Ginevra (dove DuPont ne impiegava circa 500, ora ridotti a 400 in ragione della ristrutturazione). Non certamente nella sede di Manno dove gli impieghi prima della fusione erano una sessantina e le infrastrutture sono sicuramente inferiori rispetto alle altre due sedi. Dopo l’annunciata fusione tra DuPont e Dow di tre anni fa, lo spostamento a Ginevra appariva ineluttabile agli stessi dipendenti di Manno. Tanto che alcuni si sono già trasferiti sul lago Lemano mentre altri sono stati licenziati e altri ancora avevano già trovato nuovi datori. Nel giugno 2017, sette mesi fa, ai dipendenti rimasti era stato illustrato il piano sociale nel caso di non accettazione del trasferimento a Ginevra. Un piano sociale considerato generoso dai dipendenti, che va ben oltre il minimo previsto per legge. La partenza da Manno per concentrarsi a Ginevra era quindi nota da molto tempo.
Infine, la supposta attrattività fiscale di Ginevra vantata dal sindaco di Manno, non risulta credibile. In Ticino l’imposizione per le aziende è del 19,8%, mentre a Ginevra è del 24,1%. È vero che il Governo ginevrino ha promosso a fine anno l’idea di ridurre al 13% l’aliquota delle imprese. Ma tra il dire e il fare, ci sono di mezzo le urne. Non è per nulla scontato che la riforma fiscale ginevrina così proposta vada in porto. Dei possibili referendum contrari sono già stati annunciati. Attualmente il progetto è in discussione alla commissione fiscale del Gran Consiglio. È notorio che le multinazionali per decidere dove andare vogliano delle certezze sui criteri da cui poi faranno i loro calcoli. Se la fiscalità fosse stato il criterio principale, il vicino Canton Vaud poteva essere la scelta ideale. Qui vi è infatti la certezza che dal prossimo anno entrerà in vigore un’aliquota del 13% per le imprese.
Tornando ai quesiti iniziali, pare evidente che siano stati i politici a strumentalizzare la perdita di 37 impieghi nella regione in vista della votazione sulla riforma fiscale di fine aprile. Un’indiretta conferma pare arrivare dallo stesso sindaco di Manno, colui all’origine di tutto. Eloquente il suo post sulla pagina Facebook di Regazzi: «Caro Fabio. Nelle mie interviste a Teleticino, Rsi, CdT, Regione ho voluto calcare la mano sul referendum!!! Teleticino ha trasmesso l’intera intervista, come pure i due Quotidiani hanno riportato quanto ho detto! Il Quotidiano (Rsi) ha tagliato proprio quel pezzo dell’intervista! Chissà perché??? Io ho già votato.... ma ho ancora dei famigliari che non lo hanno ancora fatto!!!»
Se qualcuno dubitasse dell’importanza del servizio pubblico nel panorama informativo, questo esempio ne è la conferma.
Area - Quindicinale di critica sociale