L’orrore delle guerre. Anche di quelle dimenticate

di Jacques Pilet

 

L’emozione è legittima: come si può restare indifferenti di fronte ai bombardamenti della periferia di Damasco? Ma a seguire solo i titoli sensazionalistici dei giornali [si pensi al recente paragone tra Ghouta e Srebrenica, ndt] si rischia di perdere di vista il contesto in cui ha luogo questo episodio spaventoso. E selezionando le battaglie di cui parliamo e quelle che ignoriamo, ci sottomettiamo alla manipolazione mediatica. La lista dei massacri di civili, di ieri e di oggi, è lunga. Sia che siano commessi da degli Stati che giudichiamo amici o meno, o da dei movimenti terroristi.

E selezionando le battaglie di cui parliamo e quelle che ignoriamo, ci sottomettiamo alla manipolazione mediatica. La lista dei massacri di civili, di ieri e di oggi, è lunga. Sia che siano commessi da degli Stati che giudichiamo amici o meno, o da dei movimenti terroristi."

 

Il quartiere di Ghouta, a Damasco, è in mano da diversi anni a diverse organizzazioni islamiste, sostenute dai paesi del Golfo, che scaricano missili sulle altre parti della città. Non sono dei ribelli in cerca di democrazia come certi media cercano di farci credere. Sono jihadisti, per la maggior parte di obbedienza wahhabita. Quando si parla del conflitto in Siria, possiamo accontentarci delle innumerevoli prese di posizione indignate e anti-Assad, oppure possiamo informarci. Possiamo leggere, per esempio, quello che pubblica il sito cattolico cath.ch, che dà voce a Caritas Siria. Riprendiamo un’informazione di attualità: “Certi quartieri di Damasco [del settore controllato dal governo] sono attaccati a colpi di mortaio dal 22 gennaio, specialmente i quartieri di Bab Tuma, Abassyin, Kassaa, Kussur e Jaramana, e riportano ogni volta diverse decine di morti. La maggior parte dei cristiani di Damasco vive nella periferia est, e lì si trovano anche la maggioranza dei conventi, monasteri e opere di aiuto cattoliche della città. Diverse centinaia di granate da mortaio, in provenienza dalle zone sotto controllo delle milizie jihadiste takfiriste, tra cui Jaysh al-Islam (una milizia wahabita finanziata dall’Arabia Saudita), il Fronte al-Nusra (sezione di Al Qaida in Siria, ribattezzato Fronte Fateh al-Sham) e Ahrar al-Sham, si abbattono regolarmente su questi quartieri”.

 

A ciò va aggiunto che l’esercito governativo ha dato la possibilità ai civili disarmati di abbandonare la zona bombardata. Le organizzazioni islamiste hanno rifiutato la proposta attraverso dei comunicati pubblici [e quindi facilmente verificabili, ndt] e hanno tenuto la popolazione in ostaggio, concentrando i loro posti di comando negli ospedali e nelle scuole, che sono stati così immediatamente attaccati. Le immagini girate dai “caschi bianchi” legati ai ribelli sommergono i media. Il Qatar, che li sostiene, gli ha raccomandato di resistere fino alla fine.

 

Ogni potere statale, quando si sente minacciato alle fondamenta, reagisce brutalmente. Quello dello Yemen, sostenuto dall’Arabia Saudita, reagisce alla ribellione sciita con una violenza inaudita. Il paese è totalmente isolato dal blocco saudita, la popolazione soffre la carestia, il colera si spande a macchia d’olio. Il presidente della Croce Rossa ha denunciato con forza questo disastro umanitario. Ma chi ha sentito la sua presa di posizione? È una guerra di cui non si parla. Al riguardo, non c’è neanche nessun dibattito del Consiglio di sicurezza dell’ONU per esigere l’accesso dei soccorsi. Gli Stati Uniti e i paesi Europei, grandi amici del reame saudita, vi si opporrebbero.

 

I Russi sostengono il governo di Damasco. La loro principale preoccupazione, è l’emergenza di uno spazio islamista nella regione. Hanno fatto di tutto per evitarlo e per salvare quello che resta dello Stato siriano. Si può pensare quello che si vuole dell’intervento russo, ma il tutto ha una sua logica.

 

Ricordiamo che la riconquista di Mosul in Iraq, con l’aiuto degli Occidentali, ha fatto a sua volta migliaia di morti. Così come quella di Rakka da parte delle forze curde sostenute dagli americani. Al riguardo, guarda caso, abbiamo avuto meno immagini e meno titoloni in prima pagina. Per non parlare delle centinaia di migliaia di vittime delle due guerre americane contro l’Iraq (655'000 secondo l’autorevole rivista medica The Lancet). Commuoversi per certe vittime e ignorare completamente le altre, vuol dire fare il gioco della propaganda.

 

Alcuni ricordi storici dovrebbero ricordarci che non è mai facile decretare in modo inequivocabile chi sono i bravi e chi sono i cattivi in un conflitto armato. Gli Stati Uniti hanno condotto la loro guerra più lunga in Vietnam (1965-1975), distruggendo il paese bombardandolo a tappeto durante diversi anni, e mandandoci mezzo milione di soldati. Anche se l’America non era minacciata in alcun modo. E l’Afghanistan? Chi ricorda che gli Stati Uniti, già allora aiutati dai loro amici del Golfo, avevano sostenuto i talebani contro uno Stato laico supportato dall’URSS? I “ribelli” di allora sono quelli che poi hanno attaccato le torri di New York nel 2001! L’intervento americano aveva contribuito allo scoppio di un conflitto che dura ancora oggi, malgrado l’impegno sul lungo termine delle truppe americane.

 

Facciamo un ulteriore passo indietro. Durante la Seconda Guerra mondiale, le democrazie avevano uno scopo: abbattere il nazismo. Per farlo, gli Alleati hanno bombardato non solo la Germania, ma anche la Francia. Un episodio quasi completamente taciuto nella storiografia ufficiale, e che i civili hanno pagato a prezzo carissimo. Stando alla Nouvelle Revue d’Histoire (agosto 2015), si stima che ci furono non meno di 75'000 morti sotto le bombe britanniche e americane, che per la maggior parte non raggiungevano i loro obiettivi. A Le Havre, a Vannes, a Strasburgo, a Rennes, a Caen, a Saint-Nazaire, a Brest, a Lorient e altrove. E sul fronte est le cose furono ancora più catastrofiche.

 

Lo Stato siriano è una dittatura (va detto chiaro e tondo, per quanto non sia l’unica nella regione), ma è perlomeno laico e tollera diverse confessioni. La sua ossessione è di sfuggire alla morsa del jihadismo: è questa la ragione per cui sacrifica parte della sua popolazione, tenuta sotto controllo dagli islamisti. E non illudiamoci che il governo siriano sia l’unico a usare la forza in modo cinico. Possiamo maledire il “macellaio di Damasco”, per riprendere la terminologia utilizzata da certi giornalisti, e preferire i ribelli (che bella parola!), ma che etichette dobbiamo dare a questi ultimi quando massacrano tutti quelli che non condividono la loro religione rivelata?

 

Siamo realisti: l’incubo vissuto dal popolo siriano prenderà fine solo con un’intesa tra le potenze rivali che sostengono le diverse parti implicate nella guerra. Ma anche quando questo accadrà, se accadrà, le rovine delle città, i lutti e le ferite non si cancelleranno per molto, molto tempo. Per capire un’epoca è necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti della realtà, per quanto atroci.

 

 

 

Fonte : Bonpourlatête,

https://bonpourlatete.com/actuel/l-horreur-des-guerres-de-celles-aussi-que-l-on-oublie