di Red
Intervista a
Zeno Casella - Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti - SISA
Cosa vi ha spinto a lanciare la petizione "Meno regali ai ricchi più borse agli studenti"?
Gli aiuti allo studio in Ticino sono in via di smantellamento da ormai diversi anni: i numerosi tagli e le riforme effettuati in questo campo hanno però ormai creato una situazione insostenibile. Cito solo qualche dato per comprendere la gravità del fenomeno: se nel 2010 veniva accolto il 60% delle richieste per una borsa di studio, nel 2015 questa cifra era calata fino al 45%. Il risparmio per il Cantone ammonta a ben 5 milioni di franchi, ossia al 20% della spesa totale in questo ambito. Occorreva agire e denunciare con forza questa gravissima tendenza: ecco il perché della petizione.
Come sta andando?
Il SISA ha lanciato la petizione a fine gennaio, in forma cartacea e online. La raccolta firme si sta concentrando principalmente nelle scuole medie superiori ticinesi (licei e SCC) e in alcune università d’Oltralpe, riscuotendo un grande interesse da parte degli studenti. Sono infatti in molti ad essere indignati per le politiche scolastiche elitarie adottate da Governo e Parlamento, come dimostrano le varie centinaia di firme raccolte finora.
Prevedete di organizzare una mobilitazione degli studenti su questi temi, al di là della petizione?
Purtroppo il Ticino non è l’unico Cantone a ridurre la propria spesa per l’istruzione: anche nel resto della Svizzera i tagli al budget scolastico, il rincaro delle tasse universitarie, l’aumento della selezione, ecc. sono problematiche molto sentite. Per questa ragione negli ultimi mesi si è andata costituendo un’alleanza studentesca nazionale (significativamente chiamata “Azione_Istruzione”), in cui il Ticino è rappresentato dal SISA, che ha lanciato una settimana d’azione che si svolgerà alla fine di marzo e che culminerà con una manifestazione nazionale a Berna. In questo momento stiamo preparando alcune azioni di protesta anche a Sud delle Alpi, che si concentreranno proprio sul tema delle borse di studio.
Quali sono i problemi maggiori degli studenti di oggi?
Il sondaggio “Dai voce alle tue idee!” con cui il SISA ha raccolto i pareri di circa 200 studenti di 5 scuole superiori ticinesi ha evidenziato numerose aree particolarmente problematiche per i giovani ticinesi. Quella che spicca tra di esse è il trasporto pubblico, giudicato carente e troppo costoso; a questo si aggiungono le difficoltà occupazionali (ovvero il precariato e la scarse prospettive lavorative), la selezione sociale nella scuola (causata dal costo troppo elevato dei servizi extra scolastici, dalla carenza di borse di studio, ecc.), la scarsa attenzione alla protezione dell’ambiente, la bassa qualità dell’insegnamento (frutto di metodi nozionistici, di valutazioni troppo severe, ecc.).
Cosa vi aspettate su questi temi dal Consiglio di Stato? E come vi posizionate rispetto al progetto de "La scuola che verrà"?
Purtroppo tanto il Governo quanto il Parlamento, al di là dei proclami elettorali, su questi temi si sono resi protagonisti in questi anni di un continuo peggioramento delle condizioni di studio e di lavoro dei giovani ticinesi. Il SISA, nell’ambito del Forum delle associazioni degli insegnanti e della scuola, ha espresso un consenso di massima sulla proposta di avviare una sperimentazione del progetto “La scuola che verrà”, in merito al quale rileviamo però ancora numerose criticità. Benché vada riconosciuto che alcune delle modifiche adottate dal DECS siano più che benaccette (come la soppressione dell’autonomia d’istituto che avrebbe dato il via alla creazione di un vero e proprio mercato dell’istruzione), mancano garanzie circa il reale coinvolgimento di chi vive quotidianamente la scuola (studenti e docenti in primis) e non vengono minimamente affrontati - in particolare nel dibattito pubblico - alcuni dei nodi più problematici del progetto di riforma (come la famigerata “cartella dell’allievo”, che potrebbe condurre ad una schedatura di massa degli studenti, o il nuovo Piano di studi, incentrato su un approccio per competenze che rischia di svuotare di ogni contenuto l’istruzione obbligatoria). Non condividiamo peraltro la scelta di ridurre a soli 3 anni la durata della sperimentazione, impedendo così di osservarne l’impatto su un intero ciclo di studi. D’altra parte, la destra non dorme certo sugli allori: se da un lato il PLR riuscirà con ogni probabilità a far sperimentare un modello in cui i livelli non solo non vengono aboliti ma addirittura estesi anche all’italiano, dall’altro ci si deve ricordare che sui banchi del Parlamento giungerà presto l’iniziativa parlamentare di Pamini e Morisoli volta alla creazione di una scuola-azienda molto simile a quella in via d’affermazione nel resto d’Europa. L'approvazione di anche solo pochi elementi di questa proposta risulterebbe estremamente nociva per il diritto allo studio e per la scuola pubblica. Le prospettive non sono quindi tra le più rosee e il DECS stesso dovrà dimostrare maggiore apertura nei confronti del mondo scolastico affinché questa riforma possa rispondere davvero alle reali esigenze della scuola ticinese.