Gobbi: ordine e disciplina in Ticino. Libertà individuali a rischio

di Red

 

Il progetto di revisione della legge cantonale sulla polizia elaborato da Gobbi è pericoloso, in particolare la nuova proposta che prevede “la custodia di polizia”.

La situazione dell'ordine pubblico, oggi in Ticino, non giustifica il conferimento di maggiori poteri alla polizia, maggiori poteri che inevitabilmente possono ledere le libertà individuali. La custodia di polizia, proposta da Gobbi, altro non è che un arresto senza l'intervento della magistratura. Deciderà direttamente la polizia.

 

Come dichiarato a La Regione da Gianluca Padlina, vicepresidente dell’Ordine degli avvocati, “in Ticino questa misura non si giustifica, si mette in campo l’artiglieria pesante quando la situazione non lo richiede. Non dimentichiamo che se si comincia a rinunciare a pezzi di libertà individuale, poi è difficilissimo tornare indietro. Negli ultimi tempi abbiamo letto e sentito di non pochi procedimenti penali contro agenti di polizia per abuso di autorità. È dunque senz’altro opportuno porsi qualche interrogativo sulla necessità di introdurre oggi uno strumento come quello della custodia di polizia. Per cui non si vedono l’esigenza e l’urgenza di introdurre appunto la custodia di polizia. Bisognerebbe semmai investire in settori nei quali attualmente urge farlo: contrasto agli illeciti economico-finanziari. Ma in quest’ambito non servono più gendarmi, servono più agenti di polizia giudiziaria, più analisti in Procura. Più risorse per la magistratura”.

 

Le prime avvisaglie di cosa intenda fare Gobbi nel prossimo futuro, lo abbiamo visto settimana scorsa, con il Blitz-show a danno di 13 persone prelevate alle 6 del mattino dal loro domicilio, tradotti alla centrale di polizia cantonale, registrate le impronte digitali e materiale biologico per l’analisi del Dna, mentre altri agenti perquisivano le abitazioni e interrogavano i parenti. Anche se poi tutte le 13 persone sono state rilasciate in giornata, poiché per nessuno di loro sono stati ravvisati gli estremi per un arresto.

 

Il giorno successivo all’intervento di polizia simile a un’operazione anti terrorismo, il ministro delle istituzioni del Canton Ticino, Norman Gobbi (colui che era stato “beccato” in passato a ululare a un giocatore di colore avversario come fanno i razzisti negli stadi italiani), con incredibile tempismo esce sui media con l’idea della schedatura di massa obbligatoria negli eventi sportivi cantonali. Il ministro delle istituzioni, che partecipa a iniziative “private” di riabilitazioni di organizzazioni paramilitari illegali quali la P-26, si presenta dunque come l’uomo della provvidenza in grado d'instaurare ordine e disciplina nel Cantone. Nasce il dubbio che la costosa e ingente operazione di polizia sia stata un ottimo spot elettorale per il noto panzer della politica cantonale, piuttosto che un’azione della giustizia. Nel suo comunicato, la polizia cantonale parla espressamente di aver voluto lanciare “un forte segnale” con la vasta operazione dei tredici fermati all’alba in Ticino.

 

Un segnale grave e preoccupante, di cui ci auguriamo la popolazione ticinese si ricordi nel prossimo futuro quando dovrà scegliere la persona adeguata a ricoprire la carica di responsabile delle istituzioni cantonali.