FFS alla canna del gas

di RedQ

 

Vi ricordate lo slogan «viaggio in treno, viaggio sereno»? È dei tempi, non così lontani, di quando le FFS, assieme alle PTT, erano uno dei fiori all’occhiello della Svizzera? Ora invece quando se ne parla è soprattutto o per i salari milionari dei loro dirigenti o per le sempre più frequenti disfunzioni.

 

Della Posta ce ne siamo già occupati diverse volte e quindi non ci ripetiamo. Limitiamoci questa volta, per così dire, alle ferrovie. La puntualità di un tempo è ormai diventata l’eccezione e non più la regola.

 

Oggigiorno se uno ha un appuntamento importante a nord delle Alpi (aereo in partenza, riunione da non mancare ecc.) deve partire perlomeno un’ora, di solito addirittura due ore prima di quanto indicato dall’orario ufficiale. I ritardi difatti, soprattutto sulla tratta nord-sud (e dimentichiamo per carità di patria, il traffico locale in Ticino) sono ormai diventati quasi giornalieri e non sono così rare nemmeno le soppressioni di alcuni collegamenti. Una volta quando nevicava, uno sapeva che doveva lasciare l’automobile in garage e prendere il treno, che funzionava regolarmente. Nel caso della nevicata di dicembre sono bastati 15 centimetri di neve per paralizzare tutto il sistema. I vari portavoce delle FFS non si stancano di dare la colpa all’aumentata frequenza dei treni (ma non era prevista?) o alla casualità. Le ragioni sono invece molto più profonde e da ricercare negli insufficienti investimenti per la manutenzione delle linee, nella continua riduzione del personale, sostituito da fantasiose e talora avventurate esternalizzazioni.

 

Non c’è paese al mondo dove le ferrovie siano più popolari che in Svizzera: se quindi le somme per gli investimenti sono insufficienti, niente di più facile che creare in proposito una pressione dell’opinione pubblica sui politici. Ma invece i vari Meyer e Co. cercano piuttosto di risparmiare dove possono, soprattutto sul personale e privatizzando dove possono (oltre che lanciarsi in speculazioni edilizie oscene). Forse è giunto il momento di ricordare a questi signori cosa è capitato con le ferrovie in Inghilterra, paese che le aveva inventate. A lungo erano state le migliori del mondo. Poi, a partire dalla Signora Thatcher, si è cominciato a privatizzare. E ora sono peggio di quelle indiane.

 

 

 

Quaderno 14 / febbraio 2018