Gli sgravi a scatola chiusa

Dario Duranti Verdi del Ticino

 

Bisogna sgravare le imprese che portano un vero valore aggiunto per la popolazione e il territorio, aziende che reinvestono i loro utili in azienda, che assumono personale in disoccupazione o in invalidità sgravando...

... di costi lo Stato, che versano salari dignitosi o con programmi di mobilità aziendale per togliere traffico delle nostre strade.

 

Così ci dicevano esperti e politici dopo la sonora bocciatura, l’anno scorso, della Riforma III della fiscalità delle imprese. Poi però, passato lo shock iniziale, hanno deciso di fare come sempre: sgravi a pioggia senza chiedere una contropartita e dimenticandosi di quel 96% di cittadini che non avrà nessun beneficio da queste misure.

 

In pratica si è tornati a fare la stessa politica che si è fatta negli ultimi 20 anni e che ha portato ad un aumento netto del numero di aziende, dei posti di lavoro e del PIL, ma parallelamente ad un impoverimento generale della popolazione, con più disoccupati e precari e famiglie che faticano sempre più ad arrivare a fine mese. Quella politica che ha portato in Ticino una marea di capannoni e oltre 60’000 auto che varcano i confini ogni giorno, con evidenti ripercussioni sull’inquinamento e sul sistema viario. La Riforma fiscale in votazione il 29 aprile non è altro che un “copia-incolla” di misure che si sono rivelate non solo inefficaci, ma dannose per la stragrande maggioranza della popolazione. Cosa ce ne facciamo di più aziende se poi queste offrono salari con cui non è possibile vivere in Ticino, non assumono residenti, creano traffico e abbassano la qualità di vita di tutti? Non esiste una sola cifra o un solo riscontro che dimostri che l’aumento delle imprese ha creato benessere, anzi è avvenuto il contrario.

 

Non è un caso che i sostenitori della Riforma fiscale invece di spiegarci quali sarebbero i benefici di questa proposta facciano di tutto per farci credere che le “misure sociali” - che sono già state approvate e non sono in votazione - potranno compensare la perdita di 52,5 milioni di sgravi a milionari e grandi imprese. Un bonus bebè di 250 franchi al mese per un anno non potrà certo compensare il taglio dei sussidi di cassa malattia per 20’000 persone e non servirà ad aiutare gli oltre 11’000 residenti disoccupati. L’aumento dei posti disponibili degli asili nido e altre strutture, che avrebbe dovuto essere fatto da tempo, non sostituisce un salario dignitoso e non ridurrà il numero di persone finite in assistenza, raddoppiate dal 2011. I giovani che non riescono a trovare un impiego, gli ultracinquantenni licenziati e trattati come fossero vecchi stracci, i precari che passano da un lavoretto all’altro senza sapere se il mese prossimo avranno un salario, le famiglie che non hanno soldi per studiare i figli, le piccole e medie imprese che arrancano: tutte categorie ancora una volta dimenticate da un Consiglio di Stato incapace di affrontare la crisi sociale che sta sgretolando il cantone.

 

L’unica vera novità di questa Riforma fiscale è che ora il governo e la maggioranza hanno adottato la “tattica del salame” proponendosi ben tre tappe di sgravi senza mai dirci quale sarà la fattura finale e che ci minacciano facendoci credere che senza questi sgravi a favore del 4% dei contribuenti, il 96% non ha diritto a nulla.

 

Non facciamo fregare un’altra volta, facciamo capire al questo governo e questo parlamento che è ora di cambiare rotta e di lavorare davvero per il bene comune, non solo per pochi privilegiati. Votiamo NO il 29 aprile!

 

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