Fascismo, cane da guardia del capitale

di Collettivo Scintilla

 

«I fascisti non sono mica come i funghi, che nascono così, in una notte. No. I fascisti sono stati i padroni a seminarli, li hanno voluti, li hanno pagati. E coi fascisti i padroni hanno guadagnato sempre di più, al punto che non sapevano più dove metterli i soldi».

Come Olmo nell’intramontabile film di Bertolucci, «Novecento», ancora una volta ci troviamo nella condizione di dover ribadire quanto il fascismo sia strumentale al capitale. E di quanto serva al capitale, per mantenere l’ordine tra le proprie fila e per far sprofondare il popolo nella più totale ottusità che questa ideologia comporta.

 

Sebbene i movimenti neofascisti odierni – come nel passato – si propongano come movimenti antisistemici, che vogliono sovvertire l’ordine costituito per crearne uno nuovo, nella realtà dei fatti questi movimenti sono saldamente ancorati al capitalismo, creati e foraggiati per non porre limiti al sistema. Infatti, il fascismo è e sarà sempre un cane di Pavlov: il capitale chiama, il fascista accorre.

 

Chi ne paga le conseguenze è la classe lavoratrice, che spesso – in mancanza di altre risposte – si lascia ammaliare dalle sirene populiste e dalle facilonerie che questi movimenti propongono. Il risultato è la divisione di questa classe, fra noi e loro, fra lavoratori residenti e immigrati, tra fissi e precari: e l’unico che ci guadagna, come spesso accade, è sempre il capitale con i suoi accoliti.

 

Parlare di fascismo oggi non è – come tanti, anche nelle file della socialdemocrazia, sostengono – desueto o anacronistico. I movimenti neofascisti si stanno consolidando in tutta Europa, attraverso un terrificante e preoccupante processo di normalizzazione, che conduce a vedere questi pendagli da forca come degli attori con cui discutere e con cui attuare delle politiche comuni. L’errore sta in questo processo: credere che il fascismo non esista più, che i ragazzi pelati che infestano le nostre strade siano «bravi ragazzi che esprimono le proprie idee ma che non fanno male a nessuno». È seguendo questa logica, nascondendo la testa sotto la sabbia e facendo finta che nulla stia avvenendo, che ovunque si vive una recrudescenza del fascismo, con tutto quello che ciò comporta. Questi bravi ragazzi – infatti – minacciano e si fanno attori di vili attacchi, per non sbagliare in tanti contro uno, di notte, prendendo il malcapitato alle spalle.

 

Il Ticino non è esente da questa recrudescenza, né lo è dal tentativo di minimizzare l’esistenza di questi movimenti neofascisti e le loro azioni. Si assiste con preoccupazione al fatto che questi vili individui possano esistere e girare tranquillamente propugnando le proprie idee ed esponendo i propri simboli. Con altrettanta preoccupazione, ogni qualvolta questi bravi ragazzi aggrediscono violentemente qualcuno (in un’escalation di violenza che non sembra avere limiti, sino ad arrivare all’uso di coltelli), assistiamo con preoccupazione al fatto che media, polizia e opinione pubblica minimizzino il tutto, diffondendo notizie smozzicate, suggerendo che si tratti di una semplice «rissa fra balordi», decontestualizzando e spoliticizzando tali aggressioni. In Italia, cloache immonde come Casa Pound sono ormai considerate attori politici con i quali è possibile discutere, ai loro militanti è consentito di aprire sedi, di esporre i propri simboli, di manifestare e di fare parte delle liste elettorali. Sono chiamati nei dibattiti televisivi e sono trattati come qualsivoglia altra forza politica.

 

Già nelle ultime elezioni cantonali abbiamo visto come diversi candidati della destra nostrana non si preoccupassero minimamente di pubblicare sui propri social media immagini e riferimenti a fascismo e nazismo (per poi prenderne le distanze una volta smascherati, buttandola nella goliardia).

 

Tutto ciò è inaccettabile e tutti, dalla socialdemocrazia ai movimenti di estrema sinistra, devono ergersi come una sola voce contro questa deriva. Perché i fascisti non spuntano dall’oggi al domani: non è stato il caso negli anni 30, né sicuramente lo è ora questa vile e miserabile recrudescenza. Si guarda spesso con stupore alla storia contemporanea, chiedendosi come certi orrori siano stati possibili: la realtà è che sono stati possibili perché la società civile ha voluto minimizzare, ha preferito non vedere sino alle estreme conseguenze.

 

Onde evitare che questo accada nuovamente, uniamoci in un unico fronte antifascista forte e determinato. Citando Gramsci: «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.»

 

 

 

Quaderno 14 / febbraio 2018

 

 

 

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