No ad una riforma fiscale dannosa

Fabrizio Sirica Partito Socialista

 

Il prossimo 29 aprile saremo chiamati a votare su alcune modifiche della legge tributaria, la cosidetta riforma fiscale. Una riforma che noi referendisti contestiamo soprattutto per quanto riguarda due delle undici misure.

La prima è quella che prevede una riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sulla sostanza per le persone fisiche (un vero e proprio regalo fiscale ai milionari), la seconda misura è uno sgravio fiscale per le persone giuridiche che prevede l’introduzione del computo parziale dell’imposta sull’utile nell’imposta sul capitale, di fatto un regalo fiscale soprattutto alle holding che conseguono utili.

 

La riforma è dannosa per la collettività perché costerebbe alle casse dello Stato almeno 52.5 milioni di mancate entrate. Il presunto obiettivo a cui questa riforma mira è rendere più competitivo il nostro cantone ed evitare così la fuga di capitali e di aziende.

 

I dati relativi all’imposta cantonale sulla sostanza delle persone fisiche domiciliate in Ticino ci dicono però che non è in atto nessuna fuga, anzi: i contribuenti con una sostanza imponibile superiore a 1 milione di franchi nel 2003 erano 4'951, nel 2014 sono passati a 8'090. Ancora più marcata è l’evoluzione per le persone fisiche con patrimoni superiori a 5 milioni. Sono raddoppiati in undici anni! Nel 2003 erano 538, 1'080 nel 2014, in crescità del 100%.

 

E le aziende? Fra il 2008 e il 2015 i dati Ustat relativi all’imposta cantonale delle persone giuridiche mostrano che da 20'000, il numero di aziende in Ticino è quasi raddoppiato, passando a 38'000.

 

Le aziende che erano e continuano a essere molto mobili, senza alcun legame con il territorio, continueranno a fuggire anche con questa riforma fiscale: è quindi completamente irresponsabile rincorrerle col rischio di svuotare le casse dello Stato. Gli sgravi indiscriminati e questo tipo di politica economica (fatta per aziende rondine interessate unicamente al cote fiscale) ha fatto il suo tempo, occorre puntare sul valore aggiunto e su imprese stabili, ma per farlo lo Stato deve avere le risorse per investire. Una fiscalità attrattiva è soltanto uno dei criteri che porta un’azienda a decidere di insediarsi in un determinato territorio. Ci sono altri criteri, altrettanto se non più importanti della fiscalità: la qualità dell’amministrazione pubblica, della formazione, la stabilità politica ed economica, la qualità di vita, i collegamenti infrastrutturali, la mobilità, la lingua e la vicinanza geografica. Ebbene, quando uno Stato dispone di meno risorse, le condizioni quadro non possono che peggiorare.

 

In questi ultimi anni, mentre in Ticino raddoppiavano i multimilionari, raddoppiavano pure ler persone costrette all’assistenza sociale. Al di là della quetione etica, che dovrebbe farci riflettere circa l’assurda mancata ridistribuzione della ricchezza, chi ha un occhio di riguardo alle condizioni quadro non può non preoccuparsi per la progressiva rottura della coesione sociale. Non scordiamoci che minori entrate significano sempre tagli alla spesa pubblica. Se passerà questa riforma fiscale vi sarà un’ulteriore crescita delle disuguaglianze che porterà inevitabilmente a minor stabilità politica ed economica.

 

Il 29.4 un chiaro NO a questi sgravi fiscali, togliamoci dalla rotta che ci sta conducendo contro l’iceberg!

 

 

 

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