Riforma fiscale: un “patto sociale” vecchio di 20 anni

Alberto Benzoni Verdi del Ticino

 

Si tratta di un grande risultato perché per la prima volta alle misure fiscali sono state unite “misure sociali”: così i sostenitori della Riforma Fiscale in votazione il 29 aprile giustificano 52,5 milioni di sgravi ai milionari e alle grandi imprese.

In realtà tutte le manovre fiscali adottate finora sono sempre state accompagnate da grandi promesse per la classe media e i lavoratori, che si sono poi rivelate la solita fregatura.

 

I tre pacchetti di sgravi all’epoca di Marina Masoni erano stati presentati come un grande vantaggio per la classe media, tanto è vero che ancora oggi il Consiglio di Stato sostiene che il Ticino ha una “fiscalità molto sociale”. A guardar le cifre da vicino è successo l’esatto contrario: i redditi bassissimi non hanno approfittato di queste manovre fiscali essendo esenti e quelli fra 30 e 50’000 franche hanno ottenuto riduzioni delle imposte da 568 a 921 franchi. Chi ha beneficiato maggiormente di quegli sgravi sono stati i redditi più alti perché i contribuenti con 200’000 fr di imponibile hanno avuto una riduzione di imposte di ben 4’143 franchi.

 

Agli sgravi masoniani si è poi aggiunta la Riforma II della fiscalità delle imprese nel 2008 che, oltre a diminuire le imposte per le aziende, ha introdotto nuovi privilegi per gli azionisti: la tassazione dei dividendi è infatti scesa dal 100% al 60% e addirittura allo 0% per i ritorni di apporti di capitale. Da allora, per ogni 100’000 franchi guadagnati, un azionista paga le imposte solo su 60’000. Sempre che non siano dichiarati come “rimborsi” di capitale perché in quel caso non paga un solo franco di tasse. Anche in quell’occasione ci avevano assicurato che in contropartita sarebbe diminuita la disoccupazione e sarebbero aumentati i salari. Altra bufala: i disoccupati ILO dal 2008 sono aumentati, il numero di precari è praticamente raddoppiato, i salari sono scesi in numerosi settori e il governo sostiene che 3’200 franchi lordi sono uno stipendio dignitoso per vivere in Svizzera. Dal 2004 il Ticino ha iniziato ad accumulare disavanzi che hanno dovuto essere colmati con quattro manovre di rientro e una serie infinita di preventivi “lacrime e sangue” a spese della maggioranza della popolazione. Sono stati tagliati aiuti alle famiglie, borse di studio e sussidi di cassa malattia per 50 milioni di franchi e ora che sempre più persone faticano ad arrivare a fine mese, si vogliono concedere altri 50 milioni di “sconti di imposte” a milionari e a poche grandi aziende. E ancora una volta vogliono farci credere che ad approfittarne sarà la maggioranza della popolazione.

 

Di quei 52,5 milioni di sgravi approfitteranno solo i contribuenti con oltre 1,38 milioni di patrimonio, che rappresentano meno del 4% del totale, e le grandi aziende fortemente capitalizzate.

 

Non facciamoci fregare un’altra volta, votiamo No il 29 aprile!

 

 

 

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