Lugano come Lucerna

Nicola Schoenenberger Verdi del Ticino

 

Si direbbe che le tasse pagate dai cittadini non servano più a finanziare servizi, ma a mantenere sul territorio una moltitudine di aziende che consumano risorse senza creare vero benessere in cambio.

È quanto successo a Lucerna a causa degli sgravi concessi alle aziende e ai facoltosi, ed è quello che succederà verosimilmente a Lugano se le tre tappe della Riforma fiscale proposte dal Consiglio di Stato, di cui la prima è in votazione il 29 aprile, dovessero essere approvate.

 

Tutto il canton Lucerna si è ritrovato in una situazione finanziaria insostenibile, ma nel capoluogo gli effetti negativi degli sgravi si sono fatti sentire prima. La Città si è ritrovata in profondo rosso e dal 2008 i lucernesi hanno subito programmi di risparmio a ripetizione. Si è tagliato ovunque possibile, dal nuoto nelle scuole, alla cultura, al sociale, al trasporto pubblico e si è arrivati anche ad aumentare le tasse di sepoltura. Con qualche anno di ritardo rispetto alla città, tutto il cantone ha subito il contraccolpo della “politica della concorrenza fiscale”.

 

Quest’anno il canton Lucerna è rimasto senza budget, mancano i soldi per far funzionare lo stato correttamente e tutte le prestazioni hanno dovuto essere ridotte al minimo. Per risparimare, le scuole sono rimaste chiuse una settimana in più e i fondi alla polizia sono stati ridotti. Ora non è più in grado di rispondere a tutte le chiamate e deve accontentarsi di intervenire solo nei casi più urgenti. Sono stati ridotti anche i finanziamenti agli istituti di cura che non possono più accogliere ospiti esterni durante il finesettimana o nelle vacanze scolastiche.

 

Il Cantone ha addirittura chiesto a 5’800 famiglie la restituzione dei sussidi di cassa malattia, non perché non ne avessero diritto, ma semplicemente perché non ha più soldi e va batter cassa ovunque. Il tanto prospettato benessere dovuto alla crescita economica si fa ancora attendere dieci anni dopo. Quasi la metà delle nuove ditte sono imprese bucalettere, arrivate per approfittare dei vantaggi fiscali senza creare occupazione. Per coprire i deficit la città di Lucerna ha dovuto aumentare il moltiplicatore per le persone fisiche già nel 2012, facendo pagare a tutti gli sgravi a favore di aziende e grandi patrimoni. I cittadini pagano di più per avere meno servizi.

 

Lugano, come Lucerna, è la principale città del cantone e vi sono concentrati la metà della aziende e dei posti di lavoro, sarà quindi la prima a patire delle mancate entrate generate dalla Riforma fiscale. A Lugano, malgrado tutti i posti di lavoro presenti, il numero di persone in disoccupazione e in assistenza è superiore alla media cantonale.

 

In Ticino, fra gli effetti più evidenti della tanto vantata crescita economica dovuta agli sgravi del 2008, vi sono precariato, dumping, strade intasate, aumenti degli affitti e tagli per oltre 50 milioni nel sociale. Ridurre ancora le imposte ai facoltosi e alle grandi aziende, senza imporre nessun criterio qualitativo o contoprestazione, non farà che peggiorare la situazione attirando sul nostro territorio imprese interessate essenzialmente all’ottimizzazione fiscale e a sfruttare la manodopera a basso costo d’oltrefrontiera.

 

Non facciamoci abbindolare un’altra volta, votiamo NO il 29 aprile alla Riforma fiscale!

 

 

 

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