SI AVVICINA IL PRIMO MAGGIO

di Enrico Borelli Segretario regionale Unia Ticino

 

Tra pochi giorni si celebrerà la festa del 1 maggio. In Ticino la manifestazione principale si terrà a Locarno con il ritrovo fissato a partire dalle ore 11.00 presso la stazione FFS.

L’Unione Sindacale ha deciso infatti di celebrare la giornata a Locarno in omaggio allo sciopero promosso la scorsa estate dai marinai dell’ex NLM, scesi in lotta per difendere occupazione e condizioni di lavoro dignitose.

 

Un 1 maggio che cade anche quest’anno in un contesto molto difficile per le salariate ed i salariati. 30 anni di politiche liberiste hanno destrutturato il mercato del lavoro, eroso i diritti delle persone, portato un attacco frontale ai salari, tolto risorse alla Stato. Tutto ciò ha portato ad un impoverimento della nostra società, nella quale affiorano crescenti sacche di povertà, e nella quale crescono purtroppo in modo preoccupante le diseguaglianze sociali.

 

In una situazione come quella attuale vi è bisogno, come forse non mai, del sindacato e di forme di organizzazione e solidarietà collettiva. Lo attesta addirittura un’organizzazione come il Fondo monetario internazionale che nell’ambito di uno studio certifica come, se vi è un sindacato radicato e inserito nel tessuto produttivo diminuiscono in modo considerevole le diseguaglianze.

 

La giornata del 1 maggio ha certamente una forte valenza simbolica che lega le lotte di oggi a quelle promosse negli ultimi 100 anni. Ma riteniamo, acquisisca pure un’importanza concreta nella misura in cui può stimolare non solo delle riflessioni di fondo ma pure dei percorsi rivendicativi.

 

È il caso concreto dell’edizione 2018 del 1 maggio che sarà dedicata alla lotta alle diseguaglianze salariali tra uomo e donna. Una situazione incresciosa che si manifesta come un vero e proprio problema di società. A oltre 20 anni dall’introduzione della legge sulla parità salariale, le donne percepiscono un salario nettamente inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini. Ancora recentemente il Consiglio degli Stati ha deciso di rinviare la discussione sull’aggiornamento della legge. Un Parlamento che fa melina, che volutamente ritarda di concretizzare le decisioni per contrastare questa scandalosa situazione e che considera troppo oneroso per le aziende prevedere degli strumenti di controllo per verificare le disparità salariali che sussistono tra le donne e gli uomini. Nei prossimi mesi sono state calendarizzate tutta una serie di iniziative che dovrebbe favorire la mobilitazione diretta delle salariate e dei salariati. Pensiamo alle iniziative previste per la giornata del 14 giugno e alla manifestazione nazionale indetta per il prossimo 22 settembre a Berna.

 

Per parte nostra riteniamo che a fronte di una situazione grave e semplicemente inaccettabile l’insieme del movimento sindacale debba immaginare iniziative ancora più incisive. Pensiamo all’ipotesi di organizzare nel corso del 2019 una grande giornata di sciopero, uno sciopero delle donne sostenuto evidentemente anche dai colleghi uomini come fu il caso nel 1991.

 

È questo l’impegno che ci sentiamo di assumere all’interno delle istanze nazionali del movimento sindacale. Solo attraverso una vera mobilitazione di società riusciremo infatti a creare il necessario rapporto di forza per imporre a padronato e classe politica l’adozione di quelle decisioni che possano porre fine ad una situazione che non possiamo che definire vergognosa e lesiva della dignità delle donne.

 

 

 

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