di Franco Cavalli
Il 29 aprile voterò un convinto no alla riforma fiscale. Non ho dimenticato la sofferenza delle persone confrontate ai tagli a senso unico imposti dal Governo cantonale negli scorsi anni.
Non c’è nulla di innovativo nell’insistere ad applicare politiche che vanno a favorire una piccola minoranza di super ricchi a spese del ceto medio e di chi fatica ad arrivare a fine mese.
In tempi recenti la politica ha ridotto gli aiuti a chi non riesce più a pagare i premi di cassa malati, ha tagliato risorse nel sostegno alle famiglie diminuendo gli assegni integrativi e di prima infanzia. Conosco personalmente diverse famiglie che hanno così dovuto rivolgersi all’assistenza. Subendo umiliazione e vergogna. In questo Cantone la povertà si sta ampliando eppure sono 50 i milioni di franchi sottratti alla politica sociale.
Oggi si vuole regalarne altrettanti a chi è già milionario e alle grandi aziende, comprese quelle che impongono salari indecenti. Nessun criterio qualitativo è stato negoziato con le grandi imprese, senza vedere che il territorio ticinese non può più permettersi di attirare anche chi specula sulle retribuzioni, crea traffico e problemi di salute pubblica.
Ci troviamo di fronte a una manovra di Palazzo che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Si tratta del solito ritornello liberista: il lusso sfrenato di pochi alla fine avvantaggia tutti. Anche quando tutti gli studi scientifici seri dimostrano il contrario. Con la politica degli sgravi fiscali le risorse mancanti alla collettività vanno a finire nei mercati finanziari e speculativi. Il numero di multimilionari cresce ma parallelamente la popolazione si impoverisce. È successo in diversi cantoni che ora stanno tentando di fare marcia indietro ma purtroppo a pagare sono i cittadini. Pensate che a Lucerna da un giorno all’altro a migliaia di persone hanno richiesto di restituire i sussidi di cassa malati. A causa dei tagli neppure la polizia aveva più personale sufficiente per rispondere alle chiamate d’urgenza.
Siamo il Cantone dove l’impegno maggiore della politica dovrebbe essere rivolto a combattere il precariato, i bassi salari e la conseguente fuga di giovani oltralpe e invece siamo confrontati a ricette ideologiche a beneficio di una ristretta élite. È ora di aprire gli occhi.
Neppure le piccole e medie imprese ticinesi avranno alcunché da questa riforma, anzi dovranno passare alla cassa come la maggioranza della popolazione. È sempre stato così: quando si svuotano deliberatamente le casse pubbliche poi paga chi ha bisogno dei servizi e delle infrastrutture. Altre riforme di questo tipo sono già previste, con i soliti a beneficiarne e i soliti a pagarne il prezzo. Alimentando nuove ingiustizie e nuove disuguaglianze.
Probabilmente l’aspetto più innovativo di questa riforma è il grande dispendio di energie per camuffarla con elementi che non sono in votazione come le fumose e già finanziate “misure sociali”. Pure quelle, tenute in ostaggio da inciuci politici e ricatti imbarazzanti.