Riforma fiscale: il patto sociale non c’è

Comitato unitario contro la Riforma fiscale

 

Il risultato della votazione sulla Riforma fiscale, il ridottissimo scarto che divide i voti favorevoli e contrari e un Ticino spaccato in due dimostrano che in seno alla popolazione non ci sia un patto sociale a sostegno di questa riforma, contrariamente a quanto affermato ripetutamente da Governo e Parlamento.

Considerato l’esito della votazione, metteremo quindi in discussione gli ulteriori pacchetti di sgravi fiscali destinati alle persone particolarmente facoltose e alle grandi aziende.

 

L’esito della votazione odierna sulla Riforma fiscale dimostra che la questione andava posta alla popolazione. Il ridottissimo scarto che divide il No dai voti in favore degli sgravi fiscali è un risultato eccezionale ottenuto dal fronte di sinistra rosso-verde, considerate le forze in gioco e l’appoggio alla riforma di tutti i partiti di maggioranza. Un risultato per cui ringraziamo la popolazione che si è mobilitata contro questa riforma fiscale.

 

Il risultato mostra come ci sia un Cantone spaccato in due, non è rispecchiato dalla larga maggioranza con cui il Gran Consiglio ha sostenuto questa riforma. Non si può quindi affermare che questa riforma sia l’espressione di un patto sociale poiché in seno al Cantone reale e alla Popolazione questo patto non c’è.

 

La politica non può limitarsi a prendere atto del risultato odierno, ma trarre motivi per una seria riflessione. Il timore che gli sgravi fiscali facciano mancare le risorse allo Stato conducendo a ulteriori tagli alla politica sociale e familiare è reale e sentito dalla popolazione. Considerato questo risultato, metteremo quindi in discussione gli ulteriori pacchetti di sgravi fiscali destinati a una piccola percentuale della popolazione molto ricca e alle grandi aziende.

 

I Ticinesi sono confrontati con problemi reali e quotidiani a cui la politica deve una risposta che non siano sgravi fiscali ai milionari e alle grandi aziende. Le condizioni di lavoro e i salari in Ticino stanno peggiorando: abbiamo i peggiori salari della Svizzera, di oltre mille franchi inferiori rispetto alla media nazionale. La popolazione è particolarmente colpita dai costi dei premi cassa-malati e dell’alloggio, il ceto medio si sta impoverendo, un Ticinese su tre vive a rischio povertà e la situazione dell’assistenza sociale è allarmante.

 

La minima differenza tra i Sì e i No del voto odierno, così come la bassa partecipazione al voto, evidenziano anche come la popolazione sia stata chiamata a votare su un oggetto poco chiaro. Infatti, benché si sia votato esclusivamente sulla modifica della legge tributaria, i sostenitori della riforma hanno fatto volontariamente pesare il ricatto del ritiro delle misure sociali, già votate in Parlamento e che non sono state messe in discussione da un referendum. Questo dimostra che la politica sociale e familiare, invece di essere l’oggetto di sistematici risparmi e tagli, come accaduto con l’ultima manovra finanziaria di risparmio, debba essere implementata e rafforzata.

 

 

 

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