Il metodo del ricatto per imporre sgravi fiscali fa scuola a livello federale

Sindacato Unia Ticino e Moesa

 

Come era prevedibile, il “metodo ticinese” per imporre regali fiscali ai ricchi che lo scorso 29 aprile ha consentito al governo e alla maggioranza delle forze politiche di vincere (seppur di misura) la votazione sulla controversa revisione della legge tributaria, sta facendo scuola anche a livello federale.

La recente proposta della Commissione dell’economia e dei tributi (CET) del Consiglio degli Stati di abbinare il cosiddetto “Progetto fiscale 17” a una «compensazione sociale attraverso l’AVS» rientra nella medesima logica del baratto di sgravi in favore di chi non ne ha bisogno con misure di carattere sociale. Una logica perversa a antidemocratica a cui Unia Ticino continuerà ad opporsi fermamente.

 

Le lavoratrici e i lavoratori uscirebbero infatti perdenti su tutta la linea se questo “compromesso” dovesse imporsi alle Camere federali. Innanzitutto perché la sottrazione allo Stato di risorse finanziarie (più di 2 miliardi all’anno, prevede il PF 17) si traduce sempre in tagli alla spesa pubblica, cioè nella decurtazione di prestazioni sociali e in un indebolimento del servizio pubblico. E a farne le spese sono evidentemente i salariati e le fasce più deboli della popolazione.

 

D’altro canto, analizzando le singole «misure di compensazione» previste dalla CET (ogni franco di tassazione perso un franco in favore dell’AVS), risulta evidente che a finanziarle quasi interamente sarebbero ancora una volta le lavoratrici e i lavoratori: attraverso un aumento dei contributi salariali, attraverso l’IVA e attraverso la fiscalità generale.

 

Ma al di là della natura del finanziamento supplementare dell’AVS, che rappresenta indubbiamente una necessità e su cui il nostro sindacato sta elaborando delle proposte concrete, è il metodo che Unia Ticino contesta risolutamente. Le politiche sociali devono per loro natura rispondere ai bisogni delle componenti più fragili e più in difficoltà della popolazione ed è inaccettabile che vengano utilizzate come merce di scambio, cercando oltretutto di far passare i diritti per dei regali, per delle concessioni. È dunque un’aberrazione l’idea di legare il necessario intervento in favore dell’AVS a un ennesimo pacchetto di misure fiscali in favore dei ricchi e delle grandi imprese, assolutamente non necessario.