Un’offensiva per la parità salariale

Sindacato Unia Ticino e Moesa

 

I delegati di Unia Ticino chiamano a una grande mobilitazione Il sindacato Unia Ticino s’impegna a contribuire con il massimo degli sforzi a una mobilitazione di massa per la parità e contro la discriminazione salariale in Svizzera.

Una mobilitazione che segnerà una tappa importante il prossimo 22 settembre con una manifestazione nazionale a Berna e che potrebbe sfociare in un nuovo sciopero generale delle donne nel corso del 2019, il primo dopo quello storico del 14 giugno 1991.

 

L’Assemblea regionale dei delegati di Unia Ticino, riunita questa sera a Bellinzona, ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna l’organizzazione a «porsi come faro di questa lotta» e a «impiegare tutti i mezzi necessari per il successo».

 

Nel testo si sottolinea anche il bisogno di rafforzare lo strumento della contrattazione collettiva per ridurre ed eliminare il divario salariale, «ancorando nei CCL dei salari minimi di almeno 4000 franchi al mese, anche nei settori prevalentemente femminili».

 

Nel contempo va portata avanti la lotta contro «tutti i processi di precarizzazione (aumento ore di lavoro e introduzione orari flessibili)» e in favore di una riduzione «effettiva dell’orario di lavoro a 30-35 ore settimanali a parità di salario», elementi indispensabili «affinché le donne escano dalla loro condizione di precarietà e si autodeterminino anche attraverso l’indipendenza economica», si legge nella risoluzione.

 

Nella stessa si ricorda d’altro canto la “partita” che si sta giocando sul piano politico nell’ambito della revisione della Legge sulla parità (attualmente in discussione alle Camere federali), che deve essere finalmente rafforzata con norme che la rendano efficace: si tratta in particolare di introdurre controlli sistematici sul rispetto del principio della parità da parte dei datori di lavoro e un impianto sanzionatorio credibile e dissuasivo.