Parità: tutti gli appuntamenti del 14 giugno in Ticino

Donne USS Ticino e Moesa e Coordinamento donne della sinistra

 

Per le associazioni femministe e le organizzazioni sindacali il 14 giugno rappresenta ogni anno un'occasione per mobilitarsi e mettere sotto gli occhi delle cittadine e dei cittadini una situazione insostenibile per le donne e per tutte le persone vulnerabili del nostro Paese.

Il modo arrogante e superficiale di trattare la parità non fa per noi!

 

Per questo diverse forze politiche e sindacali collaborano per arricchire l'agenda di questo 14 giugno 2018:

 

ore 11.00: 40 città svizzere saranno invase dal Manifesto femminista (a cura delle donne PSS). Anche a Lugano, a Bellinzona e a Chiasso le compagne saranno presenti per apporre in luoghi significativi il Manifesto.

 

ore 11.30: Azione di protesta “J’accuse” Al Tribunale penale federale di Bellinzona si denunceranno gli abusi e le discriminazioni che le donne e le persone più vulnerabili soffrono ancora oggi nel nostro Paese.

 

Per concludere l'appuntamento collettivo alla Casa del popolo di Bellinzona con l'aperitivo della parità, con la presidente del Gran Consiglio Pelin Kandemir Bordoli

 

ore 17.30: Aperò della parità Parità all’acqua di rose? Non fa per noi!

Proporre e gustare gli ingredienti politici irrinunciabili della parità tra donna e uomo, tra ogni persona

 

Parità ora!

 

Quello che dovrebbe essere scontato deve finalmente diventarlo – la parità ci spetta! Abbiamo aspettato abbastanza. Noi donne, indipendentemente dalle nostre origini e da quanto guadagniamo.

 

Abbiamo aspettato abbastanza per ottenere lo stesso salario per lo stesso lavoro.

 

Abbiamo aspettato abbastanza che il nostro lavoro quotidiano sia totalmente riconosciuto e che gli uomini diano il loro contributo alla famiglia e alla cura della casa.

 

Abbiamo aspettato abbastanza per poter vivere la nostra vita senza violenze.

 

Abbiamo aspettato abbastanza che la politica e l’economia riconoscano in maniera equa la nostra presenza e il nostro ruolo nella società.

 

Noi donne non vogliamo più aspettare.

 

Chiediamo che la Svizzera realizzi in un anno i seguenti punti:

 

Parità salariale ora. Servono controlli e sanzioni – come per qualsiasi altra legge.

 

Riconoscimento di tutto il nostro lavoro. Anche la famiglia e la cura della casa sono lavoro. La conciliabilità lavoro-famiglia deve finalmente essere garantita.

 

Niente violenza contro le donne. Nessuno può toccarci senza il nostro consenso.

 

Non staremo in silenzio, ma lotteremo per quello che ci spetta!

Il 14 giugno 1991 lo Sciopero nazionale delle donne segnò una svolta nelle lotte femministe nel nostro Paese. Un evento unico e carico di aspettative in parte disattese per le donne. Per le associazioni femministe e le organizzazioni sindacali il 14 giugno rappresenta ogni anno un'occasione per mobilitarsi e mettere sotto gli occhi delle cittadine e dei cittadini una situazione insostenibile per le donne e per tutte le persone vulnerabili del nostro Paese.

 

Se i temi sono quelli da sempre conosciuti è perché i passi che in questi anni si sono fatti, non sono sufficienti a garantire la parità di fatto. Infatti la disparità salariale é sempre presente, come pure la povertà femminile; i genitori con figli vivono una difficilissima conciliazione tra vita lavorativa e impegni familiari in mancanza di veri congedi parentali (perno fondamentale del riconoscimento del lavoro di cura e domestico indispensabile per lo sviluppo della società); si sta aspettando l'attuazione della Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza sulle donne per affrontare un fenomeno molto più diffuso di quello che si vuole credere. Senza contare che rappresentanza femminile in politica e nell'economia è ancora lungi dall'essere paritaria, nonostante la buona prova dimostrata dal breve periodo in cui il Governo federale era a maggioranza femminile.

 

Quest’anno l’appuntamento è di quelli da non mancare, a livello nazionale la revisione della Legge parità sta nascendo annacquata, con la scusa che “costa”, si sfrutta tranquillamente il lavoro femminile (che regala circa 2 mesi di stipendio all’economia) facendo mancare risorse alle donne, alle famiglie e alla collettività. Anche il timido tentativo di introdurre un congedo paternità è stato bellamente rigettato.