Verdi del Ticino
Il Ticino non fa parte della Svizzera e nemmeno dei Cantoni di frontiera, almeno per quel che riguarda il Contratto Collettivo di Lavoro (CCL) per i dipendenti delle stazioni di servizio, reso a febbraio di obbligatorietà generale per tutta la Svizzera, tranne per il Ticino.
Si perché un salario minimo di 3'600.— al mese per tredici mensilità stabilito dal CCL per i Cantoni di frontiera è troppo elevato, secondo l’Associazione ticinese delle stazioni di servizio di cui fanno parte il gruppo Centonze, Piccadilly, City Carburoil e piccole stazioni di servizio individuali, che hanno fatto pressione a Berna affinché il Ticino fosse escluso dal CCL.
A niente sono servite le obiezioni e giuste osservazioni fatte da sindacati e Consiglieri Nazionali ticinesi. Il Consigliere Federale Schneider-Amman ha dichiarato che a stabilire il salario per una categoria di dipendenti è il risultato di una trattativa tra associazioni padronali e sindacati. Risposta incomprensibile visto che l’importo fissato dal CCL è appunto stato stabilito tra queste due parti e che solo l’Associazione ticinese delle stazioni di servizio lo abbia ritenuto addirittura, “fuori di testa”.
Questa scelta è preoccupante, escludendo il Ticino da un CCL di obbligatorietà nazionale si crea un grave precedente. Basta che un’associazione di categoria reclami a Berna e si riesce a far escludere il Ticino da qualsiasi CCL?
Questo avviene per un Cantone sempre di più confrontato con gravi casi di dumping salariale, dove stiamo lottando per fare stabilire un salario minimo dignitoso con cui vivere senza far ricorso ad aiuti sociali.
Questa caso legittima di fatto un dumping salariale dalla stessa SECO, in quanto il salario minimo dei dipendenti delle stazioni di servizio in Ticino ammonta a 3'100.— franchi al mese lordi per tredici mensilità, cifra con cui è impossibile vivere dignitosamente! Chi lavora nelle stazioni di servizio deve inoltre lavorare nei giorni festivi, a turni e deve occuparsi di più mansioni differenti.
Non dimentichiamo che in Ticino i proprietari delle stazioni di servizio e minimarket applicano gli stessi prezzi che nel resto della Svizzera, incrementando quindi il loro margine di guadagno non sulla vendita dei loro prodotti, ma risparmiando sul costo del personale, in un Cantone dove abbiamo un tasso di povertà del 17% e di rischio povertà pari al 31% della popolazione.
Come Verdi del Ticino ci opponiamo fermamente a questa decisione senza nessun senso se non quello di legittimare l’incremento dei guadagni di chi non ne ha bisogno, sfruttando i lavoratori e le lavorarici.
Diventiamo così un Cantone di serie B, con diritti a geomatria variabile rispetto al resto della Svizzera.