Sindacato SISA
Abbiamo preso conoscenza con sconcerto delle recenti misure proposte dal Consiglio Federale con l’esplicito obiettivo di “ridurre in modo consistente il numero delle ammissioni al servizio civile”.
Notiamo ancora una volta come il crescente distacco tra i giovani e le forze armate non venga assolutamente compreso dalle autorità, che anzi decidono di combatterlo moltiplicando gli ostacoli per coloro che vogliono abbandonare l’esercito dopo averlo vissuto sulla propria pelle.
D’altra parte, le argomentazioni addotte dal governo sono assolutamente pretestuose e prive di fondamento: se è vero che il numero di civilisti è in effetti aumentato considerevolmente, quadruplicando nel giro di una decina d’anni (le 1600 ammissioni del 2008 sono divenute quasi 6800 nel 2017), queste cifre non devono trarre in inganno circa il loro impatto sugli effettivi dell’esercito.
Non è infatti assolutamente vero che l’aumento delle ammissioni al servizio civile rischi di creare un vuoto tra le fila delle forze armate: lo stesso Consiglio federale in un suo rapporto del 2014 affermava che “il servizio civile non metterà in pericolo la stabilità degli effettivi dell’esercito”, anche se il numero di ammissioni continuasse ad aumentare moderatamente nel corso dei prossimi anni (ricordiamo che le ammissioni al servizio civile tra 2016 e 2017 sono aumentate di circa 600 unità, pari allo 0.5% degli effettivi dell’esercito).
Ciò viene confermato anche dalla portata minima del numero di civilisti rispetto ai numeri dell’armata: nel 2017 gli ammessi al servizio civile corrispondevano a poco più del 5.5% degli effettivi reali dell’esercito (6'800 civilisti contro 120'000 soldati).
Il Consiglio Federale contraddice quindi completamente le proprie conclusioni di soli quattro anni fa, dando più l’impressione di voler punire gli obiettori di coscienza che non di rafforzare davvero gli effettivi militari: sembra che nemmeno vivere un conflitto di coscienza sia più sufficiente per sottrarsi alle grinfie dell’esercito.
Di fronte ad una tale offensiva, il SISA non può che continuare la propria lotta contro il militarismo e contro nuove misure restrittive a danno del servizio civile: in questo senso, oltre alla partecipazione alla consultazione indetta dal governo e il sostegno all’associazione CIVIVA in caso di referendum, segnaliamo la riapertura del nostro sportello di consulenza contro gli abusi nelle caserme e di aiuto per uscire dall’esercito, un diritto (per ora) garantito dalla Costituzione (siamo raggiungibili ai seguenti numeri telefonici: +41 79 374 68 80 e +41 79 839 50 32).