"Se il mondo consumasse quanto Lugano, avremmo bisogno 3 pianeti"

 

 

di Red

 

Inizia così il discorso di Nicola Schoenenberger, Verdi del Ticino, in occasione del dibattito sul consuntivo 2017 in consiglio comunale a Lugano di lunedì scorso. Lo riportiamo qui, integralmente.

Oggi, se tutta la popolazione mondiale consumasse tante risorse naturali quante ne consumano gli abitanti di Lugano, avremmo bisogno di una superficie che equivale a più di 3 terre per soddisfarne le necessità.

 

Nel 2017, il giorno del sorpasso del pianeta o il giorno dell’esaurimento, ovvero quando il consumo di risorse naturali da parte dei luganesi supera la capacità del pianeta di rigenerarle per l’anno intero, cadeva il 13 aprile.

 

Nessun consulente e neppure un consigliere comunale di Lugano consiglierebbe di erodere un patrimonio piuttosto che adoperare solo il profitto che questo bene è in grado di produrre, conservandolo per il futuro. Eppure come politici attuiamo proprio quello che nessuno scienziato, nessun consulente consiglierebbe mai.

 

Questo consuntivo dal disavanzo trascurabile – compilato in maniera aritmeticamente corretta con uno sforzo lodevole dall’amministrazione – risulta monco. Non tiene conto in alcun modo del drammatico tracollo del bilancio, ecologico e non economico, che avvenne il 13 aprile del 2017. Ci troviamo di fronte a una miriade di cifre che non sono l’espressione contabile di una politica indirizzata verso la sostenibilità, che non tengono conto in alcun modo dell’impronta ecologica.

 

Già nel dicembre 2015, l’amministrazione, nel suo primo documento strategico “Lugano Orizzonte 2025“ prometteva di fare tutto il possibile per una Lugano città sostenibile, che “ha a cuore il suo territorio, è rispettosa dell’ambiente, innamorata del suo paesaggio e decisa a preservarlo poiché è la sua maggiore ricchezza”.

 

Nelle proprie linee guida l’amministrazione si propone “attenta allo sviluppo sostenibile in tutti i suoi settori e soprattutto nell’utilizzo delle risorse e nelle scelte di mobilità”. Nel suo secondo documento strategico (del 2017) le “Linee di Sviluppo 2018-2028”, la sostenibilità (nella sua dimensione economica, ecologica e sociale) addirittura diventa una componente fondamentale della missione stessa della città, che dichiara di voler operare “in un’ottica di sviluppo sostenibile”.

 

Belle, bellissime parole verrebbe da dire. Quando poi, nel messaggio sul consuntivo si percorre il capitolo 5.

CONFORMITÀ DEL CONSUNTIVO 2017 CON GLI OBIETTIVI OPERATIVI 2016-2019 DESCRITTI NEL DOCUMENTO “LUGANO ORIZZONTE 20/25, il triste risveglio.

 

Nessuna cifra, nessun indicatore, nessun paragone e tantomeno prospettiva sulla tanto agognata sostenibilità. Solo qualche marginale accenno a un credito d’investimento per lo studio di fattibilità sulla valorizzazione degli scarti vegetali (chiesto già da un nostro un atto parlamentare del 2005, e più tardi da una mozione PPD del 2010) nonché puntuali miglioramenti delle linee di bus per Brè e Gandria.

 

Dov’è rimasta l’applicazione dei principi di sostenibilità tanto prominenti nelle strategie della città? Dove sono rimaste le politiche coraggiose sul cambio climatico, sull’inquinamento dell’aria, delle acque e luminoso, sulla ripartizione modale tra traffico pubblico e privato, sull’efficienza energetica, sull’introduzione di criteri ambientali e sociali negli acquisti della città, sulle plastiche monouso o sulla gestione delle alberate urbane?

 

Quei principi che dovrebbero proiettare la città nel futuro tutelandola dalle minacce che incombono su di essa? La sostenibilità non è solo una bella parola, è anche un lavoro serio, e al giorno esistono gli strumenti per renderla sempre più concreta.

 

Già all’inizio della legislatura del 2004, chiedevamo di porre attenzione all’impronta ecologica della città, caldeggiando l’adozione di strumenti per andare in questa direzione, come il bilancio ambientale e sociale.

 

Aspettiamo ansiosi l’introduzione di criteri e dati che permettano di valutare, di anno in anno, lo sforzo messo in atto dalla città nella direzione della sostenibilità.

 

La nostra astensione al momento del voto odierno non va quindi intrepretata come una particolare sanzione all’attività di questo o quel dicastero, o una sfiducia nel lavoro contabile dell’amministrazione, ma piuttosto come un gesto politico col quale affermiamo di non riconoscerci nell’orientamento complessivo di questa politica comunale.