ANTIRACUP: quando lo sport unisce

di Collettivo Scintilla

 

Il termine integrazione è diventato il leitmotiv delle destre populiste di tutto il mondo. O, per meglio dire, la “mancanza d’integrazione” di cui si macchiano gli stranieri...

... – i quali a loro dire sono poco desiderosi di annettersi al nuovo contesto e assorbirne usi e costumi – è diventata l’argomento da cavalcare per dimostrare che le politiche d’accoglienza e integrazione non servono a nulla e che vanno quindi abolite in favore di una chiusura totale verso l’altro.

Eppure, nonostante i discorsi relativi al bisogno d’integrazione siano diventati un punto focale della politica odierna da destra a sinistra, poco o nulla viene messo in atto affinché una vera integrazione possa esistere e funzionare. Le strutture che se ne occupano sono osteggiate, i loro finanziamenti ridotti drasticamente di anno in anno, i loro programmi boicottati.

 

Si reclama a gran voce l’integrazione – sempre a parole beninteso – ma non si vogliono mettere in atto gli strumenti affinché questa possa avvenire realmente. Il pensiero generale di fondo è diventato unisono: se proprio gli stranieri devono sostare su suolo elvetico, che siano rinchiusi in strutture il più lontano possibile, in modo tale che la loro presenza non disturbi la popolazione locale.

 

Negli ultimi anni, attraverso una retorica insopportabile, media locali e politici hanno cavalcato le polemiche più becere, dando voce ad esempio a chi accusava i richiedenti l’asilo di andare al fiume a molestare le giovani madri, oppure chi riteneva che il bar dovesse essere uno spazio a loro precluso, onde evitare che disturbassero gli avventori locali.

 

Si è avvallato quindi a gran voce richieste come quelle di un internamento totale nei centri preposti, senza dare ai migranti la possibilità di uscire. Queste sono le condizioni con cui gli stranieri vengono accolti in Ticino e l’accusa di mancanza d’integrazione grava ancora sulle loro spalle, come se questo fosse un processo unidirezionale, in cui è solo colui che arriva in Svizzera a doversi integrare e se mancano le strutture che gli consentono di farlo, tanto peggio per lui.

 

L’integrazione, invece, è un processo bidirezionale in cui entrambi devono impegnarsi e accogliere i cambiamenti. Fin dall’antichità, le società che restavano chiuse erano destinate a scomparire, mentre le culture più fiorenti sono state quelle che si sono aperte agli altri, assorbendo nuove culture e tradizioni e adattandole a quelle locali.

 

Se le strutture d’integrazione – in Ticino e nel mondo – non vengono attivate e se entrambi gli attori (autoctoni e stranieri) non vengono coinvolti, una vera e genuina integrazione non potrà mai avere luogo.

 

Per ovviare a questa problematica, sulla spinta di altre esperienze organizzate Oltralpe, da sette anni l’Associazione Un Calcio Al Razzismo organizza ogni estate il torneo di calcio contro tutti i razzismi Antiracup Ticino. Un momento conviviale e aggregativo, durante il quale una trentina di squadre, composte da richiedenti l’asilo, ultras, operai, studenti, militanti e non, passano una giornata all’insegna della vera integrazione, senza retoriche e senza aspettative. Si gioca a calcio e si passa del tempo assieme, semplicemente, non facendo distinzioni di sorta.

La giornata nasce dalla volontà di una manciata di ragazzi con la voglia di creare una reale opportunità di scambio e quindi d’integrazione: una giornata in cui chiunque si senta ben accetto, senza l’insopportabile benevolenza di chi afferma “vi concediamo questo spazio, siatecene grati”.

 

Nel corso degli anni, il successo del torneo è cresciuto e si è ampliato sempre di più, dimostrando che sebbene in Ticino la voce preponderante sia quella più rumorosa della non-accoglienza, un altro Ticino aperto e solidale esiste.

 

Per questa ragione, v’invitiamo anche quest’anno a partecipare in massa alla 7a edizione del torneo Antiracup, che si terrà al Campo Vomero di Lumino sabato 21 luglio 2018.

 

Per dimostrare che che l’integrazione non è quella delle destre populiste e che un altro mondo è possibile.

 

 

 

 

 

Quaderno 16 / Giugno 2018