di Franco Cavalli
Poco dopo la sua entrata in funzione quale ministro degli esteri, il presidente del Pss Levrat aveva definito il Consigliere federale Cassis “un apprendista”, per cui non si dovevano prendere troppo sul serio le sue gaffe.
Ho però l’impressione che le sue dichiarazioni ad alcuni giornali della Svizzera tedesca, durante il suo viaggio in Giordania, a proposito dell’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai profughi palestinesi (Unrwa) siano uno strappo voluto e non una semplice gaffe.
Si tratterebbe cioè di riposizionare la politica estera svizzera, da molto tempo vista soprattutto dal governo di Tel Aviv come un po’ troppo spostata a favore dei palestinesi, su una linea simile a quella di Trump e quindi di sostegno aperto al governo israeliano. E questo proprio nel momento in cui Trump, con le sue decisioni esplosive (spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, denuncia dell’accordo con l’Iran) sta sconvolgendo il Medioriente e creando ulteriori venti di guerra.
Anche se il Presidente della Confederazione Berset è immediatamente intervenuto a correggere il collega, certe dichiarazioni non possono non lasciare traccia. E questo al di là del fatto che diversi ex diplomatici svizzeri, tra cui alcuni che erano stati direttamente coinvolti nei progetti di aiuto di Unrwa, si siano dichiarati scandalizzati.
Cassis ha detto che Unrwa “costituisce un ostacolo alla pace”, perché aiutando i palestinesi che vivono in campi profughi questi “continueranno a sperare di ritornare” sulle loro terre. Dimenticandosi di tutti i piani di pace, degli accordi firmati da diversi stati e di tutte le dichiarazioni fatte negli ultimi 15 anni, il nostro Ministro degli esteri si è permesso di dire che i problemi persisteranno “fino a quando gli Arabi non saranno disposti a concedere ad Israele il diritto di esistere...”.
Queste dichiarazioni esplosive sono state fatte poche giorni dopo l’ultimo grande massacro perpetrato dai cecchini dell’esercito israeliano contro manifestanti disarmati a Gaza, tra cui donne e bambini, massacri che hanno fatto inorridire gran parte dell’opinione pubblica mondiale.
E questo dimenticando che proprio Unrwa è essenziale per i quasi 2 milioni di abitanti che vivono stipati nei pochi chilometri quadrati della striscia di Gaza, dove l’80% della popolazione necessita di aiuti alimentari forniti appunto dall’Onu e dove la disoccupazione, che tocca quasi il 50%, registra il record mondiale assoluto.
Chi, come il sottoscritto, ha potuto vedere le condizioni terribili in cui vive questa popolazione, non può che sentire un profondo disagio (e so di usare un’espressione troppo gentile) di fronte a queste dichiarazioni.
Come ha fatto ultimamente capire lo stesso ex ministro degli esteri Burkhalter, diventa sempre più chiaro che le sue improvvise dimissioni erano state fortemente volute dall’establishment liberale, sempre più reazionario: basti pensare che con i nuovi rapporti di forza creatisi nel Consiglio federale, quest’ultimo ha già deciso di rendere più facile le esportazioni di armi, soprattutto verso le monarchie autoritarie del Golfo, nonostante i massacri sauditi in Yemen.
E ora, che Berset lo voglia o no, ci sarà una svolta a favore degli estremisti del governo di Tel Aviv. Anche perché prima della sua nomina in Consiglio federale, Cassis era vicepresidente del gruppo parlamentare di amicizia Svizzera-Israele. Non meraviglia quindi che, tra l’indifferenza generale, al Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra la Svizzera si sia per la prima volta smarcata dalla sua posizione tradizionale su questo tema, astenendosi sulla richiesta di creare una commissione internazionale di inchiesta sui massacri di Gaza.