di Red
Con grande coraggio oggi una delegazione di lavoratrici e lavoratori dell’OVS si è recata a Mestre, in provincia di Venezia, per contestare il brutale licenziamento di 1200 dipendenti in Svizzera, una quarantina in Ticino.
Lunedì scorso, Sempione Fashion, la controllata di OVS in Svizzera, ha rifiutato il dialogo con il personale sbolognando l’incombenza alla casa madre italiana.
Lavoratrici e lavoratori sono partiti alla ricerca di un interlocutore a cui chiedere almeno la decenza di un piano sociale. Il gruppo OVS avrebbe in effetti i mezzi per farlo.
Un altro caso, dopo quello dei giornalisti del GdP e delle venditrici dei chioschi Valora, che dimostra come la tanto sbandierata “responsabilità sociale” delle imprese sia sempre più un concetto vuoto. Come quello di “partenariato sociale”, utile semmai a certi politici per mascherare il crescente degrado del mondo del lavoro.
L’economista Sergio Rossi commentava così qualche giorno fa ai microfoni della RSI : “La responsabilità sociale delle imprese, per molte aziende, è solo una frase da mettere nel rapporto di fine anno. Poi però, appena c’è un problema, questo viene scaricato sui lavoratori indipendentemente dai guadagni degli azionisti a fine anno. Il tutto, aggravato da una legge federale che risale a tempi ormai lontani e che non tutela a sufficienza i lavoratori”.
Di seguito vi proponiamo il comunicato integrale del sindacato Unia:
Le venditrici di OVS Svizzera esigono un piano sociale dal gruppo italiano
Il capitan Beraldo ha abbandonato la nave?
Una delegazione composta da una cinquantina di venditrici di OVS Svizzera si è recata a Venezia-Mestre per rammentare a Stefano Beraldo le sue responsabilità di capitano d’industria. Se si conduce un’impresa al naufragio, si salvano i passeggeri, prima di abbandonare la nave.
Le venditrici esigono che il gruppo internazionale metta a punto un piano sociale. A fine giugno, solo pochi mesi dopo la sua apparizione sul mercato svizzero, OVS ha licenziato i suoi 1180 collaboratori. I negozi sono in liquidazione e il fallimento è imminente. Si tratta del licenziamento collettivo più grave della storia del commercio al dettaglio in Svizzera. Questo fallimento su tutta la linea, il secondo del gruppo OVS in Svizzera, è dovuto in larga misura all’incompetenza e agli errori strategici di Stefano Beraldo.
Dal rilevamento di Charles Vögele da parte di OVS, avvenuto lo scorso dicembre, sono emersi numerosi problemi: accumulo di ore supplementari, casi di burnout, direttive e comunicazione poco chiare nonché problemi di organizzazione che suggeriscono gravi manchevolezze nella gestione. A più riprese, il sindacato Unia ha denunciato tali irregolarità, ma la Sempione Fashion, la casa madre svizzera di OVS, di cui la stessa è azionista, si è sempre opposta ad ogni dialogo. E ora che l’impresa sta naufragando, il capitan Beraldo e la sua squadra abbandonano la nave, lasciando annegare le collaboratrici e i collaboratori, senza elaborare alcun piano sociale.
Azione a Venezia
Una cinquantina di venditrici che hanno perso il loro impiego in Svizzera si sono recate a Venezia- Mestre, presso la sede del gruppo OVS per protestare contro l’atteggiamento irresponsabile e la mancanza di rispetto di Stefano Beraldo nei confronti del personale. Esse esigono un piano sociale per le impiegate e gli impiegati delle filiali svizzere che si rifaccia al piano sociale accordato al personale di OVS in Austria. Perché se Sempione Fashion, la casa madre svizzera di OVS, rifiuta di mettere a punto un piano sociale adducendo la mancanza di mezzi finanziari, il gruppo OVS, che dall’Italia ha condotto l’impresa alla deriva, dispone dei mezzi per risarcire le collaboratrici e i collaboratori che hanno perso il loro impiego.
Con l’aiuto di Unia, le venditrici rivendicano in particolare il versamento di indennità di partenza in funzione dell’anzianità di servizio, dell’età e della situazione familiare nonché un sostegno nella ricerca di un nuovo impiego. Esse fanno appello alla responsabilità di un’impresa internazionale la cui credibilità è in gioco.