29 aprile: sconfitta di misura, vittoria politica

di FAQ

 

Un lungo abbraccio tra Vitta e Foletti: è forse questa l’immagine più significativa della domenica di votazione sugli sgravi fiscali. Il ministro erede di Masoni ringrazia quasi commosso il deputato leghista.

Un Foletti, da subito in prima fila nella campagna, che aveva candidamente definito “un escamotage” l’accostamento delle misure sociali alla modifica della legge tributaria. I liberali ritrovano così più che mai la loro “costola” leghista. Uniti in difesa dei privilegi.

 

Eppure è mancato davvero poco per rovinargli il banchetto. Il No a livello cantonale si è fermato al 49.86%. Un Ticino spaccato in due come non si vedeva da tempo. Il Sopraceneri essenzialmente contrario, con il 57% di No raggiunti a Locarno e Bellinzona. Nel Sottoceneri solo grazie alla città di Lugano, 55% di Sì, e alla ricca cintura luganese, con l’entusiastico e goloso 70% di favorevoli a Collina… d’Oro, prevale il regalo ai contribuenti più facoltosi.

 

Non dimentichiamo neppure il simbolico dato di Sant’Antonino sede della Gucci e laboratorio dei sedicenti miracoli della Fashion Valley nostrana (e conseguenti dettagli come capannoni, bassi salari e lavoro precario su chiamata), dove la popolazione ha mandato al compaesano Vitta il 52% di schede contrarie.

 

Un velo pietoso a proposito dei commenti arrivati da illustri esponenti di Destra e “Sinistra”. Sergio Morisoli, ha parlato di “segnale chiaro”, incurante della decenza dopo averla scampata per sole 193 schede. Mentre il Consigliere di Stato socialista, con altrettanto sprezzo del ridicolo, si è attributo il merito delle pseudo “misure sociali”, ovvero dell’escamotage di cui parlava Foletti.

 

Con maggiore lucidità dei politici, ha sintetizzato la situazione Francesco Sottobosco, che in un post su facebook ha scritto: “Hanno mentito sistematicamente. Hanno fatto raccogliere firme sotto natale. Hanno fatto votare a ridosso del ponte. E per un pelo non la prendono…“. Già, perché raramente si è assistito in Ticino ad una campagna tanto menzognera.

 

Apice assoluto di arroganza, a qualche giorno dal voto, i fautori dei 52 milioni di franchi di sgravi ai ricchi fanno circolare sui social una bella locandina con tanto di bambina sorridente e il seguente titolo: “dopo 10 anni Sì alla riforma degli asili nido”. Le legittime rivendicazioni di chi lavora in strutture tanto importanti ma purtroppo gestite a suon di dumping salariale sono state prese in ostaggio per concedere regali fiscali a milionari e grandi aziende. Facendo credere al miglioramento delle condizioni di lavoro delle operatrici dei nido.

 

Ma si votava unicamente la modifica della legge tributaria. Ora vedremo come si comporteranno quelli che promettevano contratti collettivi, senza che fossero oggetto della consultazione popolare, e soprattutto qualora apparissero dei CCL, se serviranno ad avvallare il dumping di Stato come nel caso del ccl della vendita stabilito a 2700 franchi netti al mese.

 

Il fronte sindacale e rosso-verde che ha combattuto la riforma fiscale può però essere fiero del proprio lavoro. Contro il Governo, la stragrande maggioranza del Parlamento e i principali media (pregevoli gli editoriali del Cdt a difesa dei poveri contribuenti che soffrono della fiscalità confiscatoria avendo una sostanza superiore a 1.38 milioni di franchi…), il comitato del No ha saputo dare voce ai molti che non si riconoscono nei giochi e nelle speculazioni di Palazzo.

 

È una vittoria politica da non lasciar soffocare dalla comprensibile rabbia. È sicuramente questo un compito importante che ci aspetta. I terreni di scontro dove emergono limpidamente le diverse visioni di società non mancano.

 

A livello federale già si sta disegnando il prossimo “deal” a senso unico: il Progetto Fiscale 17 (che comporta ancora privilegi e ancora disuguaglianze) accompagnato dalla retorica “sociale” sull’AVS. A livello cantonale il salario minimo legale che secondo alcuni politici si può fissare senza vergogna sotto i 20 franchi orari.

 

Da qui bisogna ripartire. Per continuare a fare chiarezza evidenziando chi fa gli interessi di chi. In tempi di fake news e menzogne istituzionali è più che mai rivoluzionario, per dirla con Gramsci, insistere con la verità.

 

 

 

 

 

Quaderno 16 / Giugno 2018