Graziano Pestoni, Presidente USS-Ticino e Moesa
I premi delle casse malati hanno ormai raggiunto limiti spesso insopportabili per buona parte delle famiglie.
E come se ciò non bastasse anche per l’anno prossimo sono già stati annunciati nuovi aumenti. Non sono mancate le solite accuse ai pazienti, colpevoli di andare troppo spesso dal medico e, soprattutto di sottoporsi a troppi esami di laboratorio.
Si dimentica che non è il paziente a decidere a quali esami sottoporsi. Il paziente, nella stragrande maggioranza dei casi, segue diligentemente quanto propone il proprio medico curante.
Con sempre maggiore insistenza si parla anche di limitare l’accesso alle cure. Ciò significherebbe che solo coloro che dispongono di patrimoni o redditi importanti potrebbero curarsi. Sono strade molto pericolose, inaccettabili.
La situazione
1.I costi della salute aumentano per diverse ragioni, in particolare per:
- l’evoluzione tecnologica che offre nuove e importanti possibilità di cure;
- l’aumento della speranza di vita. Si vive di più e pure in buona salute. È ovvio, tuttavia, che a partire da una certa età il ricorso al medico e ai medicinali si fa più frequente;
- il peggioramento delle condizioni di lavoro, in particolare la precarizzazione, fonte di stress e, purtroppo, anche di malattie, soprattutto psichiche.
2.Rispetto all’evoluzione del reddito nazionale (la ricchezza prodotto in un Paese) i costi non sono tuttavia esplosi: essi rappresentavano l’8.8 % nel 1995 e l’11.9% nel 2016.
3. I premi della cassa malati, quelli invece, sono esplosi. Il premio medio è passato da franchi 1’920 all’anno nel 1996, a franchi 4’047 nel 2015, un aumento del 110%, più di un raddoppio. I redditi che riguardano la maggior parte dei cittadini non sono però mutati, e qualche volta sono diminuiti. Le pensioni, salvo qualche rara eccezione, sono rimaste immutate.
4. I premi aumentano anche perché, in Svizzera, non abbiamo una sola cassa malati, bensì 60 (sessanta). Ciò significa spese per la pubblicità (325 milioni all’anno), per le direzioni (60 direttori), la contabilità, i 60 consigli di amministrazione, …
5.I costi della salute non tengono conto della diversità dei redditi. Tutti pagano la stessa somma, sia il milionario, sia l’operaio o l’impiegato con un piccolo stipendio.
6.I costi sono inoltre addossati, in modo prevalente, sugli assicurati. Sui 77 miliardi di spesa (2015), 59 sono assunti dalle economie domestiche (premio cassa malati e partecipazione diretta alle spese); lo Stato partecipa con 14 miliardi e le assicurazioni sociali con altri 14 miliardi. In percentuale la situazione si presenta come segue:
- assicurati 64%
- stato 18%
- assicurazioni sociali 18%
Si osserva che in molti altri Paesi europei la spesa è maggiormente socializzata, sia tramite contributi dello Stato, sia attraverso partecipazioni dei datori di lavoro.
7. La ripartizione dei premi penalizza inoltre le donne (+8%) e il sistema delle franchigie penalizza malati e anziani.
Quali soluzioni?
1.Limitare i costi
Per quanto possibile i costi vanno ridimensionati, ma senza introdurre limitazioni socialmente inaccettabili. Bisognerebbe:
- frenare la privatizzazione della medicina ospedaliera. Il privato, basandosi sul principio della libertà di commercio, crea spesso doppioni e sprechi;
- elaborare una diversa pianificazione ospedaliera; creare reti di cura, nell’ambito dell’Ente ospedaliero cantonale, come proposto già nel 2008 dal Consiglio degli anziani del Cantone Ticino;
- estendere la pianificazione al settore ambulatoriale;
- ridurre i costi dei medicamenti. In Svizzera i generici costano il doppio rispetto agli altri Paesi europei. Certi medicinali all’estero costano un decimo rispetto a quanto si vendono in Svizzera. Le industrie farmaceutiche svizzere realizzano ogni anno utili miliardari.
2.Ripartire diversamene la spesa sanitaria
Nel non lontano 2007 (dieci anni fa) il popolo svizzero, facendo proprie le bugie di buona parte del mondo politico e degli attori privati del settore sanitario, respinse malamente un’iniziativa popolare che tendeva a creare una cassa malati unica e pubblica.
I SI furono solo 641'000 (28.8%), i NO 1'590'000 (71.2%). Essa avrebbe costituito una base fondamentale, non solo per una più equa, razionale ed efficace organizzazione, bensì anche per una presa a carico più sociale dei costi.
Nel frattempo, la situazione è ulteriormente peggiorata ed è sempre più urgente ridurre l’onere per le famiglie. Va pertanto fissato urgentemente un limite dei premi della cassa malati in funzione del reddito. Un’iniziativa in questo senso è allo studio.
Nell’immediato le Autorità federali potrebbero prendere atto di questa grave situazione e adottare primi provvedimenti. L’USS-Ticino ha proposto il lancio di un’iniziativa popolare per introdurre un sistema basato su premi in funzione del reddito, come per l’AVS.
In conclusione, le soluzioni per ridurre i costi della salute e i premi delle casse malati esistono. Basta volerlo. Chissà che ne pensa la deputazione ticinese alle Camere federali?