Premi di cassa malati: Berset cede al PPD

di Red

 

Le cattive notizie sul fronte dei premi di cassa malati non si arrestano mai, anzi peggiorano. Il Consiglio federale, cioè Alain Berset, propone di aumentare la franchigia minima da 300 a 350 franchi.

Potrebbe sembrare poco, ma vale la pena di ricordarsi che quando le franchigie furono introdotte nel 1996 si era a 150, cosicché l’aumento è già stato del 100%, mentre nel frattempo i salari sono aumentati solo del 24%.

 

Questo aumento poi non sarebbe l’ultimo. Cioè: nella proposta del Consiglio federale si dice che se i costi della salute continueranno ad aumentare a questo ritmo, ogni tanto bisognerà aggiungervi altri 50 franchi, e così via, a scatti successivi.

 

È questo il risultato di una mozione presentata dal PPD alle camere federali e che è stata accettata dalla maggioranza borghese, nonostante l’opposizione di Berset, il quale adesso scrive che deve “purtroppo e a malincuore” fare questa proposta.

 

Verrebbe da dire, per restare in tema, che il restare in Consiglio federale, se non riesce a far passare delle idee progressiste, ma è obbligato a prendere posizioni reazionarie, non gliel’ha ordinato il dottore. È una delle tante ragioni per cui sarebbe ora che il PSS si chini seriamente sul problema se vale la pena di rimanere in Consiglio federale. Ma torniamo al tema.

 

La situazione è estremamente grave e tutti i sondaggi danno il problema delle casse malati come la preoccupazione maggiore degli svizzeri. E non potrebbe essere diversamente. Recentemente il centro di studio delle chiese protestanti ha pubblicato dei dati in base ai quali dal 10 al 20% degli svizzeri non va dal medico, rinvia visita e trattamenti sin quando può, per non pagare le franchigie: e tutti gli studi internazionali dimostrano che in questo caso poi i risultati terapeutici sono peggiori.

 

Ma c’è ancora di peggio: secondo un’altra statistica sembrerebbe che tre famiglie svizzere su cinque si stiano indebitando per pagare premi di cassa malati e costi accessori, comprese le franchigie. E come nel caso delle cure dentarie, ora anche e sempre di più nel settore della medicina generale c’è chi va all’estero per sfuggire alla morsa presentata dai costi per la salute, che lo svizzero medio deve pagare dal suo borsellino.

 

Non lo diremo mai abbastanza: siamo il popolo che paga di più di tasca propria (ancora di più degli statunitensi: ed è tutto dire!) per garantirsi le cure mediche. E da questo parlamento, nel quale si contano perlomeno una quarantina di parlamentari legati a doppio filo con le casse malati, non c’è da aspettarsi che di peggio.

 

Definitivamente è ora che ci organizziamo e ci ribelliamo, i comunicati di protesta ormai non bastano più.

 

 

 

 

 

Quaderno 16 /  Giugno 2018