Peter Hopkirk - Il Grande Gioco - gli Adelphi, 2010

di Franco Cavalli

 

Ciò che mi ha più colpito leggendo questo libro è che sia stato pubblicato in Inghilterra già nel 1990, quando cioè la caduta del muro di Berlino stava cominciando a sconvolgere il mondo, ma che avrebbe potuto benissimo essere apparso in questi giorni: difatti gli avvenimenti di cui parla, ci ricordano in modo impressionante quanto è capitato in quest’ultimi 25 anni.

Vediamo quindi con calma di cosa si tratta.

 

Peter Hopkirk (1930-2014) è stato per molti decenni corrispondente di vari quotidiani inglesi in Asia e ha dedicato molti libri alle tortuose vicende intercorse a partire dall’inizio dell’Ottocento in quel vastissimo territorio asiatico che include i grandi paesi attraversati dalla Via della Seta, ma soprattutto l’Afghanistan e l’India.

 

Questo libro racconta più o meno 150 anni di lotte, sino alla prima Guerra Mondiale, occorse tra l’Impero zarista e quello britannico per la conquista di questo spazio. Centro di questa lotta fu l’Afghanistan: i britannici volevano impedire che i russi lo conquistassero, per paura che poi da lì passassero a invadere i loro possedimenti indiani. Ma per arrivare in Afghanistan bisogna prima attraversare le steppe asiatiche ed è qui che si succedono una serie di storie appassionanti.

 

Umberto Eco, commentando l’apparizione nel 2004 della prima edizione italiana (da allora ce ne sono state una quindicina) ha magistralmente descritto questo libro, per cui mi permetto semplicemente di riprendere il suo giudizio: «una delle letture più appassionanti […] non bisogna lasciarsi spaventare dal fatto che siano oltre 600 pagine. Non dirò che lo si legge d’un fiato, ma lo si centellina per sere e sere come se fosse un grande romanzo d’avventura, popolato di straordinari personaggi storicamente esistiti e di cui non sapevamo nulla».

 

Ed è stato così anche per me. Ma qui torno al commento iniziale: se negli ultimi trent’anni gli strateghi sovietici e americani si fossero riletti questo libro, forse non avrebbero commesso una serie di errori madornali in quella parte del mondo. Errori, oltretutto, che hanno avuto e hanno tutt’ora conseguenze drammatiche: senza le guerre in Afghanistan e in Iraq, oggi, per esempio, non avremmo l’ISIS.

 

 

 

 

 

Quaderno 8 / Settembre 2016