di Enrico Borelli
I dati relativi agli abusi contro le misure di accompagnamento, resi noti domenica dalla NZZ am Sonntag, ripresi dalla Segreteria di Stato dell’econonomia, evidenziano inequivocabilmente quanto sia malato il mercato del lavoro in Ticino.
Un Cantone sempre più in sofferenza nel quale i lavoratori pagano un tributo elevatissimo in termini di abusi e condizioni quadro di lavoro.
Il 27% delle sanzioni emesse investono il Ticino. A seguire Zurigo con il 18% e Berna con il 12%. Se pensiamo alle dimensioni del mercato del lavoro nei 3 Cantoni il dato che investe il Ticino si presenta nella sua drammaticità. E ciò, contrariamente a quanto afferma dal Consigliere di Stato Christian Vitta, non è da ricondurre esclusivamente al fatto che in Ticino vengono effettuati maggiori controlli.
Se nel nostro Cantone la situazione viene monitorata con maggiore frequenza, è semplicemente dovuto al fatto che nella nostra regione livello, gravità e intesità degli abusi sono nettamente superiori rispetto alle altre realtà del Paese. Si abbia perlomeno la correttezza di analizzare la situazione in modo franco e trasparente.
E pensare che alcuni consiglieri federali, con in testa il ticinese Cassis, e settori del padronato, sarebbero disposti a cedere alle pressioni europee e ad allentare le misure di accompagnamento. Irresponsabile e inaudito!
La situazione è sotto gli occhi di tutti. Le misure di accompagnamento che oggi conosciamo non sono state in grado di drenare derive, abusi e dumping salariale. Misure che andrebbero pertanto subito rafforzate senza tergiversare ulteriormente.
In un’economia sempre più globalizzata solo il miglioramento delle condizioni di impiego dei lavoratori può frenare la messa in concorrenza dei salariati, la pressione sui salari e sulle condizioni di lavoro. Non vi sono nè alibi nè scorciatoie.
Bene ha fatto l’Associazione inteprofessionale di controllo (AIC), l’istituzione deputata a controllare le condizioni contrattuali dei lavoratori distaccati presenti in Ticino a rivolgersi al consigliere federale Johann Schneider Ammann e a invitarlo a scendere nel nostro Cantone per farsi un giro sui cantieri. Il consigliere federale, almeno per alcune ore, avrebbe l’occasione di toccare con mano la realtà in cui operano le persone. Utile ed educativo, ci permettiamo di dire, per chi si trova a Palazzo e non riesce a leggere quelle che sono le reali dinamiche che reggono il mercato del lavoro oggi.
E sul piano cantonale non si può tergiversare oltre. Le vicessitudini di tanti lavoratori, di troppi, di cui si sono occupate le cronache in questi giorni, evidenziano la gravità della situazione. Licenziamenti, abusi, dumping salariale e dignità che viene quotidianamente calpestata.
Per capovolgere il quadro ci vorrebbe un piano d’azione urgente e incisivo. Ma padronato e classe politica, sin qui sorde rispetto alle sofferenze di salariati e popolazione latitano. Che tristezza...