Migranti e sindacati

di Diego Rojos

 

“Sopravvivere non è un delitto!” grida il loro sito in Internet. “Nessun essere umano è illegale!” si sente forte per le strade di Barcellona. I cittadini-migranti che molti di voi avete visto nelle vostre vacanze vendere oggetti (scarpe, borse di marca, dvd …) hanno deciso di organizzarsi nel SINDICATO DEI “MANTEROS”.

 

La parola “mantero” proviene da “manta”, lenzuola in spagnolo, sulla quale espongo la merce che vendono, questa “manta” nei suoi quattro angoli ha una corda che possono tirare per chiudere, molto velocemente, il lenzuolo e trasformarlo in un sacco. Quando arriva la polizia, non solo sequestra loro la merce (facendo loro perdere il poco avere che hanno e i risparmi investiti nel comprare la merce) ma vengono detenuti, incarcerati nei CIE (Centro de Internamiento para Estranjeros) e deportati.

 

Gravissime condanne per non avere il documento giusto e tentare di guadagnare qualcosa per sopravvivere. A volte la pena inflitta dallo Stato oppressore e le sue mani crudeli (la polizia) è ancora più grave, come nel caso di Sidil Moctar, ingiustamente condannato a 5 anni di galera per aver fatto resistenza ad un arresto con l’unico motivo di essere un “mantero”. Ancora peggio il caso di Mame Mbaye morto una settimana fa d’infarto a Madrid dopo aver corso per cercare di scappare dalla polizia.

 

I Manteros sono persone che provengono soprattutto dall’Africa subsahariana. Il loro sindacato sostiene che gli africani non hanno MAI raggiunto l’indipendenza della maggior parte dei Governi africani. Dalla schiavitù fino ad ora il continente è stato sotto il giogo degli occidentali, dicono. La storia si sta ripetendo anche se in maniera diversa, l’hanno vissuto con la schiavitù, con l’occupazione territoriale e con la colonizzazione economica capitalista.

 

Riporto alcuni passaggi del loro manifesto: “Questo manifesto è indirizzato a tutte quelli che credono che le vite delle persone valgono uguali. A tutte le persone che desiderano per gli altri lo stesso che desiderano per la gente che ama. A chi crede fermamente che il mondo è una risorsa alla quale tutti gli abitanti devono badare e godere con le stesse responsabilità e opportunità. A chi pensano che la globalizzazione è uno spazio/tempo per organizzare una distribuzione più democratica della ricchezza e nella presa di decisioni, invece che degli orizzonti da temere e distruggere con frontiere, muri, cancelli, leggi di stranieri e politiche di sicurezza. Noi difendiamo perciò il diritto alla mobilità delle persone che fuggono dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni per ragioni etniche, religiose, d’identità o pratica sessuale. Difendiamo anche i diritti di chi semplicemente si sposta, molte volte con dolore ma sempre pieno di sogni e aspirazioni, in cerca di una vita migliore. Siamo impegnate e impegnati nel continuare a costruire delle società dove le nostre amiche, i nostri figli, le nostre madri, i nostri vicini e compagni abbiano sempre l’opportunità di accedere ai beni e ai diritti basilari per portare avanti progetti di vita degni. Sappiamo che non parliamo assolutamente di utopia, ma di obiettivi raggiungibili. Rendendo concreti questi pretesti nel posticino di terra dove ci è toccato vivere, pretendiamo di far crollare mattone dopo mattone l’elevato muro della vergogna che oggi criminalizza la povertà nello Stato Spagnolo.

 

Una delle pene più dure è la legge sugli stranieri e uno dei suoi perversi effetti è la condanna, per migliaia di persone, a vivere senza diritti. Non possiamo permettere che esistano muri visibili e invisibili che impediscano a molti dei nostri vicini e vicine l’accesso a un status giuridico per accedere a diritti basilari non solo come la salute, l’educazione, ma a la vita.”

 

Per i migranti di origine subsahariana che vivono da decenni in Spagna, il Top Manta è stata l’unica via di uscita per sopravvivere. Le alternative sono sempre state poche: sfruttati come braccianti, addetti al lavoro domestico o nella vendita sulle strade. Non ci sono altre opzioni. La loro principale rivendicazione è la depenalizzazione del Top Manta (la vendita ambulante), e cioè che questo lavoro non venga penalmente castigato con delle multe o dei lavori in beneficio della comunità. I cittadini senza passaporto nazionale, non sono rappresentati nella pratica da nessuna autorità, da nessun partito politico. Senza diritto di voto e con una possibilità nulla o ridotta di partecipazione pubblica come possono far valere i propri diritti?

 

Risulta difficile per un migrante difendere l’accesso alla sanità, all’educazione, alla libertà di movimento, difendere il posto di lavoro, le condizioni dei permessi di soggiorno e di lavoro, difendersi da un’ingiustizia, da un atto di razzismo… insomma è difficile difendere i diritti in generale.

 

Il razzismo istituzionale condanna i migranti allo sfruttamento, all’esclusione sociale, all’invisibilità e alla criminalizzazione. Questo razzismo istituzionale può essere manifestato pubblicamente, come nel caso dei subsahariani spagnoli, o velato, come nel caso delle espulsioni di persone migranti dalla Svizzera, ma in entrambi casi la radici è la stessa. L’unica via che noi migranti possiamo percorrere per difenderci è quella di unirci, costruire e tessere una forte rete fra tutti gli oppressi, fra tutti quelli che da anni, decenni, subiscono in silenzio o che non hanno ANCORA degli strumenti forti per contrastare gli attacchi e le violenze di ogni genere.

 

E se vogliamo strumenti solidi, se vogliamo crescere, farci sentire e guadagnare futuro, dobbiamo aderire e partecipare ai Sindacati delle nostre regioni, del paese che oggi abitiamo. Se i sindacati sbagliano, come in alcuni paesi, e non vogliono difendere e coinvolgere la popolazione di origine migrante, allora dobbiamo creare sindacati nuovi, come il sindacato dei “manteros” per permettere ai senza voce di gridare forte e di non sentirsi mai più soli.

 

In Spagna, dopo lunghe fatiche, ci sono riusciti. In Ticino oggi la situazione è diversa, ma qualche speranza e dimostrazione l’abbiamo avuta. Le badanti si sono organizzate sindacalmente e oggi sono molto più forti. È il momento di esigere la nostra dignità, quella delle nostre famiglie, di esigere tutto quello che ci è mancato fino ad ora come operai/e e come esseri umani…. Ora è il momento, chiama chi soffre come te, se toccano unX di noi ci toccano tuttX.

 

 

 

 

sito web del sindacato di manteros: http://manteros.org/nosotros/

canzone youtube: https://www.youtube.com/watch?v= KW5JzM71dPs