Ivan Grozny Compasso - Kobane dentro - Diario di guerra sulla difesa del Rojava

di Franco Cavalli

 

Il Rojava e soprattutto Kobanê stanno polarizzando l’attenzione dell’opinione delle Sinistre radicali in Europa, soppiantando un po’ ciò che era stato per alcuni anni il Chiapas.

Il libro che qui presentiamo è una sorta di instant book che può aiutare a capire la problematica, soprattutto a chi è meno addentro in tutto quanto concerne la resistenza curda. L’autore, Ivan Grozny Compasso, è un giornalista freelance, che collabora con diverse testate tra cui «il Manifesto» e che scrive di politica internazionale, ma anche di sport (potremmo dire un novello Gianni Minà), avendo tra l’altro commentato in modo arguto sempre per «il Manifesto» le ultime Olimpiadi di Rio, proprio perché lui è italo-brasiliano.

 

Questa è una nuova edizione di «Kobane dentro», che nella prima versione si limitava ai 10 giorni passati dall’autore nella città curda nel dicembre del 2014, proprio durante la fase più intensa della resistenza di questa città, che è diventata quasi una moderna Guernica, contro l’avanzata, che pareva oramai irresistibile, dell’esercito dell’ISIS. La nuova edizione racchiude anche tre ulteriori viaggi effettuati dall’autore – tra l’estate e l’autunno 2015 – nel Kurdistan siriano, turco e iracheno, aggiunta che completa in modo molto utile la panoramica di questa zona tormentata.

 

Il libro, corredato di una lunga carrellata di fotografie, è scritto con immediatezza giornalistica, e rende molto bene l’ambiente nel quale il sottofondo dei mortai si mischiano con gli incubi di terrore e di morte, con sogni, spesso commoventi, di una futura idea di umanità e di fratellanza.

 

Come spesso accade in questi instant books, sono proprio gli aneddoti a far meglio capire la situazione: i ragazzi, che nelle soste tra un combattimento e l’altro, si mettono a giocare a calcio nelle strade; le lunghe discussioni tra le ormai famose guerrigliere curde sul loro ruolo; i tentativi di prepararsi un cibo tutto sommato gustoso; le canzoni simili a quelle dei partigiani italiani; le strazianti commemorazioni per i martiri.

 

A conclusione del libro si trova la «Carta del contratto sociale del Rojava» nonché una dettagliata presentazione da parte di Nicola Romanò dello straordinario sistema di autogoverno che si sta cercando di realizzare in questa parte del Kurdistan, seguendo le ultime indicazioni, filtrate dal carcere, di Abdullah Öcalan che da una posizione primariamente di tipo quasi filo-stalinista ha ora abbracciato una versione molto più libertaria, definita come confederalismo democratico.

 

Seguendo questa visione, utopica nel senso positivo del termine, si cerca di evitare l’ostacolo della costruzione sin qui perseguita di un unico stato curdo, ma si prova invece a realizzare la convivenza di una serie di autonomie autogestite, includenti tutte le stirpi e tutte le culture che vivono a quelle latitudini. Quadro affascinante e che può forse aiutarci anche a riformulare certe nostre visioni politiche.

 

 

 

 

 

Quaderno 9 / Dicembre 2016