Lunionefalaforza

Ivano Fontana, già maestro ora pensionato e viticoltore a tempo indeterminato

 

Scrivo quello che penso sulla vicenda delle Officine. E dico subito che cosa mi interessa: l‘unione delle forze. Dallo sciopero del 2008, le Officine sono diventate, e la mia è più di una sensazione, il pré carré del MPS. La cosa mi disturba assai.

Riconosco, per aver seguito quasi giornalmente il mese di lotta, il ruolo che il Movimento ha avuto, ma non dimentico che, grazie a una costellazione particolare, la protesta sacrosanta ha avuto sostenitori trasversali (ricordo solo che persino la città di Lugano versò una somma non indifferente per alimentare il fondo sciopero; e il ruolo di Bignasca non fu marginale). Qualche politico, visto il protrarsi dello sciopero, espresse un fastidio, come l‘allora presidente del partito Liberale Giovanni Merlini, che disse, in buona sostanza, che era ora di smetterla.

 

Quello che si è perso, purtroppo, in questi dieci anni, è la dimensione, oserei dire, affettiva che la causa delle Officine aveva suscitato. So che queste affermazioni faranno storcere il naso a chi, a sinistra, inneggia alla purezza ideologica, ma la prevedibile critica non mi tocca più di tanto. Sono e resterò un compagno di strada della sinistra, libero e geloso della mia indipendenza. Continuo.

 

Non mi interessa per niente partecipare, come spettatore, allo spettacolo per eleggere i più migliori e i più puri, mi interessa, questo sì, che, tanto per cominciare, la sinistra si dimostri unità nella lotta. Altro che egemonia. Mi interessa che la sinistra capisca, finalmente, che ci sono slanci di opinione ad essa esterni, che, come per le Officine, si manifestano.

 

Il rimprovero che faccio al MPS e ad altre teste dure è di ostinarsi a non capire che le dinamiche sono variate e non possono essere circostritte entro confini di pura e rigida dottrina. I pochi lettori a questo punto si chiederanno: ma cosa vuole questo battitore libero, questo rompiballe? Chi non l‘ha capito, si arrangi e continui per la sua strada.

 

Io voglio che la lotta per fare fallire l‘attuale „progetto“ sia una lotta unitaria, decisa e documentata. Finché la sinistra crede che La Regione sia il meglio quotidiano, quando invece è un giornale di preti moralisti, e che il Corriere sia il giornale della destra più retriva e quindi non lo si sfoglia nemmeno, si perderanno quasi tutti i contributi -tranne quello del 4 luglio - del qui scribacchino.

 

Chi vuole verificare la fondatezza delle mie parole circoscritta alle Officine, deve solo fare lo sforzo di leggere quanto scritto dai due quotidiani citati anche solo a partire dal 11 dicembre, cioè dal giorno in cui FFS, Consiglio di Stato e Città di Bellinzona sottoscrissero la dichiarazione di intenti. E insisto, Bruno Costantini -vicedirettore del Corriere- ha scritto, sempre nell’edizione di sabato, un fondo chiaro e acuto, in particolare nella parte conclusiva, dove esorta i partiti politici cantonali e comunali, finita l’orgia egocentrica e sculettante del Festival, a prendere sul serio, molto sul serio, l’esame dei messsaggi al Gran Consiglio e al Consiglio Comunale di Bellinzona. E lo stesso Costantini invita la Lega, partito di maggioranza relativa in Governo, a dire qualcosa di leghista.

 

Concludo: l’aria è quella che è, difficile e quasi irrespirabile, ma io sono un ottimista scettico e non dispero. La lotta è dura e difficile, e ancora lunga nonostante la fretta che i vertici delle FFS vogliono minacciosamente imporre. Spero che ForumAlternativo faccia la sua piccola parte nel senso dell’Unione.