La persona del futuro e il ruolo della scuola

di Flavio Pico

 

Le sfide che il futuro prossimo ci impone non saranno facili da affrontare. Il surriscaldamento globale, che per parecchi anni si è cercato di negare, si sta manifestando, i mari si stanno lentamente, ma inesorabilmente innalzando, le città dovranno essere riorganizzate, in particolare quelle vicine o erette direttamente sul mare; il progresso tecnologico ci imporrà un nuovo modo di vivere, ...

... probabilmente meno alienante, ma sicuramente dovremo inventarci nuove strategie per guadagnarci da vivere; la popolazione mondiale continua a crescere e dovremo trovare nuove soluzioni per sfamarci.

 

E il Ticino cosa c’entra in tutto questo? Anche la società ticinese dovrà prepararsi e se fosse possibile dare una mano ad affrontare serenamente queste sfide. Per fare ciò penso che la scuola abbia un grande ruolo. La persona del futuro prossimo dovrà necessariamente essere acculturata e avere una grande dose di creatività. Non sarà facile, ma dovremo accodarci a quello che già in Europa si sta facendo. In questo momento nel vecchio continente si collabora per una laurea europea e tutti i paesi dell’Unione si sono messi in competizione sul numero dei laureati, persino l’Italia che sembrerebbe godere di una buona reputazione si sente in ritardo rispetto ad altri paesi della Comunità che hanno, in percentuale, un numero maggiore di laureati.

 

I rappresentanti politici della popolazione del Canton Ticino mi sembrano spaventati all’idea che ci sia un numero sempre maggior di laureati. Per troppo tempo, in nome della qualità e dei costi della scuola, si è tentato di inasprire il percorso scolastico dei nostri figli. Mi sembra che, in alcuni campi come la medicina, il Canton Ticino sia in difficoltà a trovare professionisti. Per fortuna possiamo attingere da quei paesi limitrofi che non hanno selezionato i ragazzi durante l’età adolescenziale e sono riusciti a formare comunque degli ottimi professionisti di alto livello.

 

La sfida che secondo me si dovrebbe cogliere, è quella di alzare l’età della scuola dell’obbligo a 18-19 anni e solo alla fine di questo percorso il ragazzo ormai adulto potrà decidere in piena autonomia quale via intraprendere: quella del mondo del lavoro o quella universitaria. In questo percorso il concetto di inclusione non dovrà essere una parola vuota di significato, ma dovrà essere il punto di partenza sin dalla scuola dell’infanzia. Dovranno esserci sempre più corsi diversificati che potranno dare al discente la possibilità di seguire il proprio talento, il proprio sogno ovvero realizzarsi come essere umano.

 

Certo altro fattore importante è quello di bandire il connubio scuola-costi e pensare seriamente che nella scuola si deve investire perché è lì che si formerà la società del domani, una società che non avrà più paura del diverso, ma che avrà il coraggio e la volontà di affrontare con civiltà ogni sfida.

 

 

 

 

 

Quaderno 16 / Giugno 2018