Lugano, città dei miei intrallazzi

di Red

 

La vicenda del palazzo Mizar di Lugano rivelata dal Caffè dovrebbe essere insegnata nella scuola che verrà per spiegare come funziona il sistema Ticino. Dietro un nobile progetto, i soliti noti ne ricavano un guadagno personale coi soldi spesi dalla collettività... Pur non essendo docenti, proviamo a raccontarlo.

 

Il palazzo in questione dovrebbe ospitare dei gruppi di ricerca e istituti per sviluppare un polo tecnologico dedicato alla medicina rigenerativa e alle tecnologie mediche, che potrebbe rappresentare un pilastro della facoltà di biomedicina dell’Università della Svizzera italiana.

 

Per questo nobile (ma ancora fumoso) progetto, il consiglio comunale di Lugano ha approvato all’unanimità un credito di 10 milioni di franchi per il suo acquisto. Da parte sua, il Consiglio di Stato ha approvato una fideiussione solidale di 5 milioni per permettere di estendere il prestito da 33 milioni da parte di BancaStato, mentre il Cardiocentro partecipa con una quota di 5,05 milioni. I complessivi 48 milioni sono in parte il prezzo d’acquisto dello stabile (40 milioni di franchi) e 8 milioni di franchi di lavori di ristrutturazione per adattare gli spazi agli scopi prefissati.

 

A incassare i 48 milioni di franchi, sarà la SwissLife, in quanto proprietaria dello stabile e incaricata di realizzare i lavori di ristrutturazione. Città, Cantone e Cardiocentro acquisteranno lo stabile a lavori fatti, evitando così l’obbligo di dover indire un concorso pubblico per gli 8 milioni di ristrutturazione.

 

Il concorso pubblico dove si sarebbe imposto il miglior offerente al prezzo giusto, sarebbe stata la logica conseguenza dell’uso dei soldi della collettività. Ma così non è stato.

 

Stando alle numerose fonti del Caffè, il fortunato studio di architettura che ha ricevuto il mandato diretto da Swiss Life è quello di Giorgio Giudici, presidente della fondazione Cardiocentro ed ex sindaco di Lugano per quasi 30 anni, prima di essere scacciato dalla Lega dei Ticinesi, quella che venti anni fa gridava “basta agli inciucci del partitone”.

 

Infatti, Michele Foletti, municipale leghista luganese, ha difeso l’operazione affermando che fosse stata condotta in totale trasparenza, informando il Consiglio Comunale. Non è dato a sapere se Foletti abbia informato i consiglieri comunali che l’aggiramento della legge sulle commesse pubbliche «per velocizzare le operazioni» avrebbe favorito l’architetto Giorgio Giudici, mentre a eseguire i lavori sarebbe stata l’impresa del liberale Carlo Garzoni.

 

A Lugano sarà anche cambiato sindaco e partito di maggioranza, ma le modalità sono sempre le stesse.

 

Ci sia concessa un’ultima curiosità tipica del sistema Ticino. La fondazione che gestirà il polo scientifico, MedTech, ha un segretario-cassiere poschiavino residente a Dubai. Certo, è un uomo della Fidinam di Tito Tettamanti. Ma a Lugano non esistevano dei segretari che pagassero le imposte in Ticino?