Mutualismo - Ritorno al futuro per la sinistra - Salvatore Cannavò

di RedQ

 

La crisi storica della sinistra e di ciò che è stato il movimento operaio richiede uno sforzo eccezionale di fantasia e di sperimentazione per ripartire. Ma per guardare al futuro occorre tornare “laddove tutto è cominciato”.

 

È questa la tesi di fondo di questo libro di Salvatore Cannavò, ex-parlamentare di Rifondazione comunista, fondatore della corrente di Sinistra Critica, nel passato già Vice-direttore di Liberazione, oggi giornalista al Fatto Quotidiano.

 

Il libro parte da una rassegna critica, addirittura spietata, della situazione attuale a livello internazionale, ma soprattutto italiana, sfociata ora nell’inguardabile governo Salvini-Di Maio. Cannavò si chiede come si sia potuti arrivare a questo punto, con una vera sinistra ormai quasi inesistente. Egli sottolinea come partiti e sindacati, che hanno a lungo rappresentato le istanze principali della politica di sinistra, appaiono ormai strumenti spuntati, perché la forza materiale che li spingeva è ormai dispersa o atomizzata, mentre quello che era il “partito di massa” è ormai diventato “partito-istituzione”. Gli stessi sindacati vivono una crisi lacerante, soprattutto per l’assenza di contatto con le giovani generazioni divenute precarie a tempo indeterminato.

 

Questa deriva progressiva è stata accelerata dalla fine del “socialismo reale”, soprattutto perché, nonostante le molte debolezze e storture di quel modello, pur tuttavia questo costituiva un’indicazione che in qualche modo la rottura con l’ordine capitalista era stata e forse sarebbe ancora stata possibile.

 

Lo stesso è avvenuto con la corrosione della solidarietà, che stava alla base delle cooperative e dei sindacati di sinistra. A questo proposito Cannavò cita una scena emblematica del film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica, con il protagonista a cui hanno appunto rubato la bicicletta, che dopo essersi rivolto con poche speranze alla polizia, decide di cercare aiuto alla sezione locale del partito comunista. Questo perché a quei tempi il partito comunista italiano rappresentava “quell’entità separata”, che in qualche modo raffigurava l’alternativa.

 

Cannavò arriva poi a dire che se la sinistra vuole avere un futuro dovrebbe mostrare lo stesso coraggio che hanno avuto gli operai e gli intellettuali nella seconda metà dell’800, quando crearono il movimento operaio, ritornando quindi a scoprire le origini, non da ultimo perché l’attuale disastro neoliberista sta ricreando condizioni di vita e di lavoro non dissimili da quelle del capitalismo manchesteriano.

 

E una delle componenti essenziali di questa riscoperta delle origini dovrebbe essere un nuovo tipo di mutualismo, conflittuale nel senso anti-capitalista. Non per niente oggi si fa un gran parlare di società di mutuo soccorso, cooperative aperte, reti di mercato alternative, sindacati sociali, partiti a rete e federazioni di vario genere. Una prospettiva che ricorda le discussioni che ci furono al momento della nascita della Prima Internazionale.

 

In fondo è anche il dibattito che sta al centro del progetto del ForumAlternativo, che diverse volte ha già fatto qualche passo, purtroppo senza molto successo, nella direzione della creazione di presidi sanitari, legali, mutualistici o nel cercare di organizzare i precari.

 

Giustamente Cannavò ricorda che, contrariamente a quanto fu il caso 150 anni fa, questa volta non ci si potrà basare sulla delega al leader o ad un’organizzazione di tipo verticistico. La stessa compressione degli spazi democratici, tipica dell’era neoliberale, dove come ebbe a riconoscere anche Angela Merkel, “la politica e lo spazio lasciato dall’economia” impone una ridiscussione sulla democrazia diretta in tutti i campi e soprattutto nel settore dell’alternativa sociale.

 

Non per niente quindi Cannavò passa in rassegna una quindicina di esperienze, sottolineando in particolare quella della Rojava. A partire da simili esperienze bisognerà creare anche coalizioni sociali pensate per “il 99% che non ha niente” e a questo proposito l’autore cita avantutto le battaglie per il salario minimo ed il reddito di base incondizionato.

 

Egli termina citando il rivoluzionario francese Bensaïd, il quale ricordava che “le rivoluzioni future non sono mai la semplice ripetizione di quelle passate”, sottolineando come molti rivoluzionari, “al pari dei militari che sono sempre in ritardo di una guerra, arrischino di perdere il treno vivendo ancora al tempo dell’ultima rivoluzione”.

 

E Cannavò termina con parole che richiamano nuovamente quanto il ForumAlternativo sta dicendo da un po’, e cioè che bisogna ricostruire il movimento alternativo “con lenta impazienza” e rifuggendo soprattutto dalla frammentazione e dall’identitarismo di troppa parte della sinistra attuale

 

 

 

 

 

Quaderno 17 / Settembre 2018