Le proteste degli edili a Ginevra proseguono

sindacati Unia, Syna e SIT

 

I 2500 lavoratori edili che ieri sono scesi in piazza a Ginevra per difendere il loro contratto e il loro pensionamento a 60 anni hanno deciso di proseguire la loro protesta almeno fino a oggi, mercoledì 17 ottobre.

2500 edili di Ginevra hanno indetto un’azione di protesta rumorosa e imponente per esprimere la loro rabbia per le rivendicazioni presentate dagli impresari costruttori (cfr. riquadro). In occasione di un’assemblea organizzata nel pomeriggio di ieri, gli edili hanno deciso di prolungare la loro protesta almeno fino a mercoledì sera.

 

«All’assemblea si respirava un’atmosfera molto impegnata. Gli edili hanno deciso di proseguire l’agitazione. Questa protesta dimostra l’importanza che il Contratto nazionale mantello e il pensionamento a 60 anni rivestono per l’edilizia», ha commentato Alessandro Pelizzari, responsabile regionale di Unia Ginevra.

 

Ginevra segue dunque l’esempio del Canton Vaud, dove gli edili avevano deciso di estendere a due giorni la loro protesta. «Gli impresari costruttori devono finalmente capire che gli edili non si faranno ricattare. Ecco perché anche agli occhi di Syna la decisione è comprensibile», commenta Guido Schluep, responsabile del settore edilizia del sindacato Syna.

 

 

La posta in gioco del conflitto nell’edilizia

 

Il Contratto nazionale mantello per l’edilizia principale (CNM) giungerà a scadenza alla fine dell’anno. La garanzia del pensionamento a 60 anni richiede inoltre l’adozione di misure supplementari limitate nel tempo. Inizialmente la SSIC si è rifiutata per nove mesi di negoziare con le parti sociali per concordare il finanziamento futuro del pensionamento a 60 anni.

 

Con questo blocco negoziale ha ritardato inutilmente il raggiungimento di un’intesa. Nel giugno 2018, 18‘000 lavoratori edili hanno partecipato alla grande manifestazione dell’edilizia che ha convinto la SSIC a venire a più miti consigli.

 

Le parti negoziano dall’agosto 2018 e sul tavolo una soluzione c’è: il pensionamento a 60 anni resta e i lavoratori edili si fanno carico dei costi del risanamento se, come contropartita, gli impresari costruttori accordano un aumento salariale accettabile.

 

Ma la SSIC preferisce invece ricattare i lavoratori edili. Si dice infatti disponibile ad attuare questa soluzione solo se i sindacati accetteranno uno smantellamento del CNM. Già oggi in estate gli edili devono lavorare anche 12 ore. A farne le spese è la salute dei lavoratori edili. Con la proposta degli impresari costruttori, da marzo a dicembre le giornate lavorative degli edili arriverebbero fino a 12 ore. Ma questo è un attacco alla salute degli edili.

 

Le rivendicazioni della SSIC implicherebbero inoltre drastici tagli salariali per i lavoratori edili più anziani e introdurrebbero la pratica del dumping salariale da parte delle aziende estere.

 

Gli edili ne hanno abbastanza e hanno deciso di organizzare azioni di protesta in tutta la Svizzera. Lotteranno per difendere il loro contratto e il pensionamento a 60 anni.